Captain America Brave new world: censurata la supereroina israeliana
Alla fine, lo hanno fatto. Alla fine, i Marvel Studios hanno ceduto alle pressioni di chi pretendeva il boicottaggio di Sabra, la supereroina Marvel israeliana che comparirà nel prossimo capitolo di “Captain America: Brave New world” e che, nome di nascita a parte, sarà deprivata di tutto il suo background e ridotta, a quanto sembra di capire, a una versione 2.0 della Vedova Nera.
Cosa ha causato questa presa di posizione da cancel culture?
Complice, la violenta minaccia di boicottaggio della pellicola da parte delle associazioni filo palestinesi già dal settembre del 2022, quando i primi rumors sulla comparsa di Sabra nel film avevano scaldato gli animi. Il tutto è stato aggravato, ovviamente, dalla guerra scoppiata dopo il 7 ottobre 2023 tra Israele e Hamas.
Tuttavia, da un certo punto di vista, chi ha gridato la propria indignazione tramite le minacce di boicottaggio potrebbe anche avere ragione
Il nome Sabra, infatti, non solo definisce qualcuno nato in Israele dopo la fondazione dello stato ebraico ma è anche il nome di uno dei due campi profughi in Libano – Sabra e Chatila – tristemente noti per i massacro perpetuato nel 1982 dalla minoranza cristiano maronita sui palestinesi lì rifugiati.
E che cosa c’entra Israele?
C’entra perché da allora, nonostante tale accusa sia stata fugata da un’apposita commissione d’inchiesta, Israele continua a essere ritenuta complice dei maroniti stessi – avrebbe letteralmente fatto loro luce mentre avveniva l’eccidio.
Ma allora è tutto qui? No, perché, a quanto pare, il problema non è solo il nome. Nei fumetti in cui appare, la mutante Sabra si ritrova spesso a combattere contro dei terroristi islamici, altro dettaglio che ha mandato su tutte le furie gli “indignati” di cui sopra, poiché questo background narrativo generalizzerebbe sulla figura degli islamici stessi, dipingendoli tutti come degli assassini terroristi.
Verrebbe da dire che qui si nasconde un pochino di coda di paglia. Purtroppo, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca
Per carità, non si vuole di certo scadere in uno sgradevole sillogismo, secondo cui se un terrorista è islamico, allora lo sono anche tutti gli altri. Ma vogliamo forse negare che, quanto meno nell’epoca in cui Sabra ha esordito come personaggio dei fumetti (per la precisione, nel 1980) il terrorismo islamico, tra l’altro di matrice palestinese, non fosse più che mai in auge?
Non ci furono forse gli attacchi alle Olimpiadi di Monaco del ’72, con la mattanza degli atleti israeliani?
Oppure la strage di Fiumicino del ‘73, in cui persero la vita 32 persone o l’attentato alla sinagoga di Roma del ‘82, costato la vita al piccolo Stefano Gaj Taché?
Questa, oltre a essere cancel culture sembrerebbe anche un tentativo di “rimozionismo”, che oscurerebbe dal palcoscenico della Storia le responsabilità di taluni gruppi umani.
Può apparire di cattivo gusto chiamarla Sabra? Sì, dopotutto potrebbe. Ma la polemica di contorno, francamente, non regge. Insomma, perché non ci si è limitati a oscurare, al massimo, il nome Sabra? La supereroina, interpretata dall’attrice israeliana Shira Haas, terrà solo il suo nome – che più israeliano non si può – Ruth Bat-Seraph ma, per il resto, è stata del tutto snaturata ed è finita per essere una delle tante allieve della “stanza rossa”, dove le “vedove nere” vengono iniziate alla loro attività di spie. Sarà russa e non più israeliana e sarà, a quanto si dice, un’agente della CIA.
A questo punto, perché non cambiarle anche il nome e non farla finita con questi goffi accomodamenti?
Oppure, ancora meglio, non scegliere una delle altre innumerevoli supereroine dell’universo Marvel? Alla fine, è stato peggio il rattoppo dello strappo.
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