Carceri – Il centrodestra ha depositato una mozione di sfiducia al ministro della Giustizia. “La mozione di sfiducia per Bonafede è stata depositata in Senato, con le firme di tutto il centrodestra. Perché il ministro ha mostrato evidente incapacità e inadeguatezza in un settore così delicato, come quello delle carceri”. Così Matteo Salvini.
Lega
“Non sta a me – ha aggiunto il leader della Lega – ricordare le rivolte nelle carceri, con morti e feriti. La scarcerazione, siamo arrivati a più di 400, fra mafiosi, assassini, delinquenti usciti dalle carceri nell’inattività, quantomeno, del ministero della Giustizia”. “Non entriamo poi – ha concluso – nel merito, da garantista, delle dichiarazioni del giudice Di Matteo che hanno sollevato ombre preoccupanti sulle nomine da parte del ministro Bonafede. Su quello che è accaduto. Su pressioni o su omissioni. Io non so se abbia ragione il giudice Di Matteo o se abbia ragione il ministro Bonafede. Entrambi non possono aver ragione”.
Fratelli d’Italia
“Fratelli d’Italia, insieme a tutto il centrodestra, ha depositato in Senato una mozione di sfiducia al ministro Alfonso Bonafede” ha detto Giorgia Meloni. La leader di FdI sottolinea che “l’Italia non può permettersi di tenere in carica un ministro che con le sue scelte scellerate ha consentito la scarcerazione di mafiosi. Boss compresi. Vanificando il lavoro di migliaia di servitori dello Stato e umiliando le famiglie delle vittime della mafia”. “Spero – ha concluso – che il Parlamento abbia, almeno su questo, un sussulto di dignità”.
Forza Italia
Anche Forza Italia ha firmato al Senato la mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro della Giustizia. Il partito, con il placet di Silvio Berlusconi, avrebbe deciso di ‘adottare’ il provvedimento proposto da Lega e FdI, in deroga alla linea politica di sempre. Quella per cui mai firmare e votare sfiducie individuali. Tranne il ‘precedente’ della vicenda Toninelli. Perché la “giustizia è il cavallo di battaglia di Forza Italia”. E l’attuale Guardasigilli, nel caso specifico della vicenda Di Matteo-Dap, “ancora una volta ha preso a picconate il garantismo e i principi del diritto”.
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