Carceri:finalmente qualcosa si muove

Carceri:finalmente qualcosa si muove

Il problema del sovraffollamento delle carceri italiane è drammatico e tristemente noto da decenni.

A fronte dell’ inerzia dei governi precedenti, l’aula della Camera ha approvato in via definitiva, con 153 sì, 89 no e 1 astenuto, il decreto carceri, che mira, se non a risolvere, certamente a migliorare la qualità della vita dei detenuti.

Questi i punti salienti del decreto: certezza della pena, riaffermazione del ruolo di rieducazione del carcere, così come previsto dalla Carta Costituzionale, investimento su assunzioni di nuovo personale di polizia penitenziaria (mille unità)

Non solo: nell’ottica di una maggiore attenzione ai bisogni dei reclusi, il decreto prevede procedure più snelle per consentire di uscire dal carcere in anticipo a chi ne ha diritto, più telefonate al mese ai familiari, l’istituzione di un albo delle comunità che potranno accogliere alcune tipologie di detenuti, come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti, quelli condannati per determinati reati, che potranno scontare in comunità la parte finale della loro condanna.

Siamo evidentemente ben lontani dalle modalità utilizzate dai governi di sinistra, per i quali l’unico modo per ovviare al drammatico sovraffollamento delle carceri erano i provvedimenti di indulto, amnistia o depenalizzazione

Il governo sa bene che questo è solo un primo passo, ovviamente inviso all’opposizione, che mostra ancora una volta di non avere a cuore la risoluzione dei problemi concreti ma di agire sulla base di una volontà oppositiva preconcetta e puramente ideologica

In un convegno a Firenze il ministro Nordio, sollecitato sul punto, mostrò grande consapevolezza del problema: stante la estrema difficoltà di costruire nuove carceri a causa dell’enorme costo, il ministro dichiarò di valutare la possibilità di utilizzare, a tale scopo, strutture già esistenti, ad esempio le caserme dismesse o in via di dismissione causa riorganizzazione, adeguatamente modificate.

Il decreto ha infatti introdotto la nuova figura del commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, con il compito di provvedere sia alla realizzazione di nuove infrastrutture, se possibili, che alla riqualificazione e ristrutturazione degli istituti penitenziari esistenti.

Carceri come quello di Sollicciano, costruito oltre 40 anni fa, mostrano oggi tutti i loro limiti, non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista di una effettiva rispondenza ai bisogni dei detenuti

Il carcere è misura afflittiva e dunque non potrà certo essere un albergo a cinque stelle, ma il fine rieducativo della pena, cui la reclusione deve mirare, si persegue anche garantendo sia i bisogni primari (celle sovraffollate, piene di cimici e soffocanti per il caldo sono contrarie allo spirito della Costituzione e all’etica, ed espongono continuamente il nostro paese alle condanne della Cedu), sia i bisogni psicologici, affettivi ed emotivi di chi vi è recluso.

La possibilità di parlare con educatori e psicologi, di avere più contatti con i familiari, rappresentano un valido sostegno per chi ha intenzione, una volta scontata la pena, di cambiare la propria vita

Naturalmente da tutto questo sono esclusi i detenuti del 41bis, i cui reati sono talmente gravi ed hanno destato un tale allarme sociale che sono stati giustamente esclusi anche dalla possibilità della giustizia riparativa.

Insomma, il decreto carceri pare veramente un buon inizio

Adesso si tratta di avere il coraggio di andare avanti. Coraggio che al governo e al ministro Nordio non mancano, con buona pace delle assurde denunce dei Giachetti di turno.

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