“La nostra epoca non è meno ricca di temi sublimi di quella precedente […] La vita della nostra città è piena di spunti poetici e meravigliosi: ne siamo avvolti, vi siamo immersi come in una meravigliosa atmosfera, ma non ce ne accorgiamo“
[Charles Baudelaire]
Quando ho visto le opere di Carlo mi è tornato improvvisamente alla mente questo passaggio. Nel suo divagare leggermente onirico Baudelaire descrive alla perfezione un assoluto: la poesia del reale. Poco importa che fossero gli albori del ‘900, poco importa che si riferisse ai putridi bassifondi di Parigi o alle suadenti colline di una campagna già intasata di modernità: la realtà trasuda una propria poesia sublime che scaturisce dal disarmonico, dall’imperfetto. Traccia confini netti e con le sue dissonanze rivela sprazzi di bellezza compresi da contorni immutabili come l’ineluttabilità del destino, seriali come le file di auto in coda al semaforo.
Carlo Castellani, 28 anni, studioso d’arte, pittore, illustratore ma soprattutto appassionato da sempre di ciò che riguarda il mondo del fantastico e dell’occulto, fissa il disarmonico della realtà con tratto deciso, lo esternalizza in figure sospese tra l’onirico ed il reale e lo imprime col vigore di pennellate spesse su piccole e delicate tele, dalle cornici impercettibili nel flusso della narrazione. Gli occhi dei suoi protagonisti ti fissano severi e indagatori dalle pareti, immerse in una calda luce arancione. L’ambiente fa la differenza perché, come afferma l’autore “volutamente in questi anni ho evitato di presentare le mie opere all’interno di mostre di gruppo. Credo che certi lavori vadano mostrati in uno spazio senza contaminazioni. La forza di certe opere è riunirle in un corpus unico. Creare un ambiente omogeneo e coerente.“
C’è grande forza espressiva: l’apparente banalità di un’azione, di una collocazione sociale o di uno stato dell’essere nelle opere di Carlo si trasfigura in un dinamismo che sembra volersi liberare dai lacciuoli del quadro per venirci incontro, travolgerci e renderci parte della scena, coinvolgerci in una narrazione dai confini precisi. Proprio qui sta il punto: la narrazione sfonda i confini del quadro per includerci nel suo seducente abbraccio e guidarci in un percorso già definito, che si snoda opera dopo opera secondo la precisa regia dell’autore. É lui a muovere i fili del fantastico, senza prenderci per mano: il fantastico è un tratto di via, ciò che accade nel percorso, sta a chi lo vive.
Una metodicità spinta questa che ricorda l’essenza più autentica di un mestiere, quello dell’artista delle origini: “Come la bottega di un vetraio o di un mosaicista trova forza nella serialità dei lavori, così la mia arte. La componente artigianale nel mio operato supera quella prettamente artistica. Non credo nell’ispirazione, nel concetto moderno di ‘artista’. Come già il movimento dell’Arts and Crafts aveva chiaramente espresso, il pittore si deve distaccare dalla deriva moderna che è opera esclusiva di mercato e sentirsi artigiano come i maestri lo erano. Ogni mia opera fa parte di una serie, non esiste un solo quadro nato singolarmente, al di fuori dei ritratti.” É qui che sta la forza, è qui che sta la storia.
“Questa operazione da bottega: compiere dei cicli di opere che si riallaccino l’una all’altra, che esse siano prettamente illustrazioni o meno – continua Carlo Castellani -, scinde l’artista metodico da quello incoerente. Con la pittura bisogna agire e non ipotizzare. Negli anni, frequentando dapprima l’istituto d’arte e quindi l’accademia, mi sono progressivamente distaccato da qualsiasi forma concettuale di arte. Il pressappochismo e il sarcasmo con cui viene trattato ai giorni nostri il figurativo, il romantico, il fantastico, dagli esperti di settore è disarmante. Cerco di oppormi fermamente a quella pesantezza retorica di cui l’arte è stata caricata, spesso e volentieri ai soli fini di mercato.“
Che altro dire se non, “Chapeau“!
La personale di Carlo Castellani ad ingresso gratuito sarà aperta ogni giorno, dal 14 al 16 dicembre e dal 21/12 al 6 gennaio, dalle 11.00 alle 19.00 presso Palazzo Carletti, in via dell’Opio nel Corso n.3, a Montepulciano (Si).