Caro Bocelli, attento a dove lo dici, non sono tutti amici… Negli ultimi giorni i social sono stati animati dalla furiosa polemica seguita alle dichiarazioni che Andrea Bocelli ha fatto durante il convegno “Covid-19 in Italia: tra informazione, scienza e diritti”.
Per chi ha avuto modo di guardare il video integralmente non dovrebbe essere difficile capire il senso del discorso. Ho avuto il Covid e nel giro di qualche giorno sono guarito, come il resto della mia famiglia, non conosco nessuno finito in terapia intensiva e mi sono ritrovato a pensare, già dopo qualche settimana di lockdown, se non fosse tutto troppo esagerato, venendo preso in giro persino dai miei figli per aver osato dubitare. Questo è il senso di quello che ha detto, che capirebbe anche mia figlia.
Ma non il forcaiolo da social.
Con la complicità dei media mainstream, è passato un messaggio travisato, anticipato da titoli sensazionalistici. Perché ormai la stampa è ridotta a contendersi like e visualizzazioni con pagine e giornali di bassa lega, e per farlo usa le stesse tecniche, cedendo all’esagerazione del titolo che spesso è parecchio discostato dal contenuto dell’articolo. Altra stampa, invece, manipola anche il contenuto per confezionare un’immagine o una narrativa dalle conclusioni facili, indirizzando il pensiero e il sentimento di chi legge.
Il problema è proprio chi legge.
Nel migliore dei casi, si ferma al titolo, trae le sue conclusioni e lascia il commento da espertologo. Nel peggiore, s’impegna a leggere l’articolo ma comunque non lo capisce, o non approfondisce e si beve quello che gli hanno confezionato. Prende il forcone e parte alla volta del linciaggio del cattivo di turno. Ed è proprio quello che è successo a Bocelli, che si è ritrovato contro i barbari dall’insulto facile. Gli hanno augurato di tutto e non hanno lesinato battute sulla sua cecità.
A farlo sono stati proprio gli stessi personaggi che di solito si sperticano in difesa di qualsiasi reietto: dalla cicciona che posa in mutande, che non si può criticare perché è bodyshaming; dal nano portato al guinzaglio da un tizio vestito in latex, che non si può criticare perché è un rapporto consensuale e dev’essere socialmente accettato; dall’esile fisico da lanciatore di briciole nello stagno, che dev’essere apprezzato contro la società machista.
Va bene tutto, si deve tollerare ed accettare qualsiasi diversità purché non vada a minare qualche assunto del politicamente corretto. Perché il vero problema di Bocelli non è COSA ha detto ma DOVE lo ha detto. Quello che non gli perdonano, i tolleranti ad orologeria, è che abbia partecipato a QUELL’EVENTO SPECIFICO, alla presenza di Salvini, addirittura.
I quotidiani importanti non hanno esitato a parlare di “convegno negazionista”. Nonostante gli organizzatori e i partecipanti si siano confrontati e semplicemente limitati ad analizzare la congruità tra quello che è stato lo sviluppo del virus e la reazione che ha scatenato. Tra psicosi da lockdown, danni all’economia, ritardi negli aiuti e inefficienza del servizio sanitario, svenduto da decenni di politiche di austerity appoggiate dal PD, ma questa è un’altra storia.
I commenti
Il problema dei forcaioli, come dicevo, è che le parole di Bocelli siano state proferite dal palco di un convegno simile, non allineato, e potete verificare facilmente quello che sto scrivendo andando a leggere i commenti in merito alla vicenda, sulle pagine Facebook di vari quotidiani o agenzie di stampa.
Dalla shampista che non ha mai ascoltato un’opera che commenta “questo è il vero volto di Bocelli”, all’allevatore di suini che scrive “dopo averci fatto vergognare per come canti la lirica ci fai vergognare per quello che dici”, dalla maestra elementare che scrive “non sei stato frainteso, ti prendi le conseguenze di quello che hai detto, se uno partecipa ad una riunione del KKK non può dire di non essere razzista” alla signora con la tenera foto profilo da brava madre di famiglia che commenta “ha avuto una svista, ihihih”.
Poi se le scrivo che dovrebbe pensare a perdere i 25kg presi durante la gravidanza, la cattiva sono io. Per fortuna i forcaioli sotto al condizionatore cambiano obiettivo ogni 12ore, perché in realtà non gl’interessa minimamente lottare per quello in cui dicono di credere. A loro interessa solo sfogarsi e il sistema gli ha messo in mano il mezzo adatto: uno smartphone dal quale credere di aver voce in capitolo, di incidere sulla realtà. Comodamente dalla sdraio a bordo piscina, tra la crema solare ai figli e la ciotola dell’acqua fresca per il cane.