Carofiglio il razzista forbito. A destra c’è: “Un manipolo di gente sudata”

CAROFIGLIO

Gianrico Carofiglio, scrittore in procinto di vincere il premio Strega, siccome gli allori non bastano mai, si è candidato al premio Stalin. L’ex senatore del Partito democratico ed ex pubblico ministero barese è apparso dopo la mezzanotte di ieri su Rai Tre, con Maurizio Mannoni e Francesco Del Vigo (del Giornale), a Linea Notte. In questa Italia disgraziata un appartenente contemporaneamente a tutte le caste, con chi se l’è presa? Chi è la causa del nostro sprofondamento morale ed economico? Ma certo: «La gente sudata», il popolaccio di destra.

Per essere precisi ha detto: «Siamo di fronte a una politica complessivamente squilibrata e con un’opposizione che mostra la responsabilità che abbiamo visto qualche giorno fa in piazza con un manipolo di gente sudata, accalcata, senza mascherine».

Del Vigo ha obiettato che fa caldo e certo è brutto togliersi la mascherina, ma – aggiungo io – forse l’abisso in cui sta cadendo l’Italia lo stanno scavando da mesi a Palazzo Chigi. Carofiglio ammette, dinanzi al fatto che persino la sinistra qualche volta suda, che però esiste «Una differenza di piazze».

C’è sudore di sinistra e sudore di destra

Siamo passati a una fase nuova della dialettica marxista: il differente odore del sudore di piazza. C’è sudore di sinistra e sudore di destra. E quello di destra è antidemocratico. Spiega Carofiglio: «Al di là del merito e del rischio di contagio che può essere maggiore o minore in quella situazione, il problema è il messaggio che si lancia al Paese da parte di leader di forze nelle quali io non mi riconosco. Mi piacerebbe una destra di un Paese democratico, avanzato che mostrasse civiltà, responsabilità, decoro e questo manca».

Il linguaggio è forbito, diremmo rococò, scalpellargli via gli orpelli di ipocrisia catramosa è un atto – ci rendiamo conto, data la stazza da Nobel del Carofiglio – sacrilego. Ma ci tocca. La sintesi è: i capi della destra sono dei puzzoni, e la loro gente è incivile quanto i suoi leader, ah come vorrei una destra azzimata, che non si spettina mai. A noi tutto questo – e parliamo delle frasi originali, non della rozza traduzione che le fa sembrare simpatiche – pare razzismo antropologico della specie più infame, perché esibito con la dissimulazione di un vocabolario da damerino. La differenza di piazza, con la graduazione delle civiltà, somiglia pazzescamente a un esame del dna intimo delle persone.

Pierluigi Bersani almeno…

Almeno Pierluigi Bersani, che è tutto meno che viscido, aveva lasciato stare il popolo «sudato» di centrodestra, e aveva tirato letame ai suoi leader. Quando ha spiegato che se avessero governato loro col Corona sarebbero pieni i cimiteri. Roba pessima, ma sincera, una cazzata a viso aperto. Invece Carofiglio si unge di nardo, non lo stringi, guizza via con parolette fighette.

Prima della sua performance su Rai Tre, Carofiglio era stato celebrato dal quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e oggi diretto da Maurizio Molinari. Ma non nell’adulazione, a quanto pare: «Da domani in edicola con Repubblica la nuova serie imperdibile dei maestri della suspense internazionale». E chi sarà mai il maestro della suspense, l’uomo che «ci regalerà un’altra estate ricca di brividi noir» (testuale)? Ma sì, proprio lui: Gianrico, «con quella lezione sulla verità e la menzogna» che gli è così congeniale, vedi il romanzo «La versione di Fenoglio».

La sinistra del menga

Ed eccolo impalmato dal triplice titolo di maestro del brivido, ma anche della verità, e soprattutto della menzogna, discenderci a impartire al popolo bue la sua lezione di democrazia. Già ci aveva provato Ezio Mauro il 2 giugno a spiegarci sul quotidiano che vuole educare la destra (molte grazie) che cosa deve fare per entrare «nel perimetro repubblicano»: non essere sovranista e non mescolarsi a quella piazza.

Ora abbiamo nuovi particolari grazie a Carofiglio: «Gente sudata» non appartiene al consesso civile, frequentato solo da gente che si spruzza acqua di «colonia al limone», si mette «lacca nera sui capelli», come scrisse Francesco Merlo in un immortale marchettone a Giuseppe Conte sempre sul medesimo quotidiano.

Che sinistra del menga ci tocca sopportare.

 

Renato Farina per ”Libero Quotidiano”

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