Casse vuote e Palazzo Vecchio
Dai primi giorni di aprile Nardella sta lanciando l’allarme. In due distinte interviste il primo cittadino ha ribadito la sua preoccupazione. In particolare ha detto che, senza i cinquanta milioni di euro della tassa di soggiorno, il comune è in crisi di liquidità. E’ evidente che la crisi stia colpendo forte a Firenze, città la cui economia è fortemente legata al turismo. Ma se la carenza di fondi è preoccupante, altrettanto preoccupanti paiono le soluzioni prospettate per risolvere il problema.
DICHIARAZIONI PREOCCUPANTI
Nardella, infatti, ha parlato di accensione di prestiti per far fronte alle spese correnti. Prestiti garantiti dal patrimonio immobiliare dell’ente. Ma il sindaco va oltre la fase emergenziale parlando di “bazooka urbanistico”. Un “bazooka” per modificare l’assetto della città e andare oltre la sua vocazione turistica.
Per quanto riguarda i prestiti la preoccupazione è duplice. Da un lato vorrebbe contrarre debiti con le banche espressamente vietati dalla Costituzione. Infatti l’articolo 119 prevede la possibilità di indebitamento solo per gli investimenti, la cosiddetta “golden rule”. E questi prestiti servirebbero per la liquidità immediata. Dall’altro lato vorrebbe impegnare gli immobili di proprietà del Comune, cosa che la dice lunga sull’idea che il Sindaco ha degli asset comunali e della loro utilizzabilità. Avremmo potuto pensare ad una provocazione, ma quando l’ha ripetuta due volte in dieci giorni, ci sembra qualcosa più di una semplice boutade.
La proposta quindi preoccupa e non poco, poiché potenzialmente potrebbe colpire ville, musei, scuole, sedi politiche e amministrative, impianti sportivi e molto altro. Pezzi importantissimi del patrimonio culturale della città, punti di ritrovo fondamentali per la socialità, luoghi storici fondamentali per la nostra identità, rischiano di essere ipotecati. Oltre a questo, non rassicura quanto Nardella ha fatto negli ultimi anni, anche in assenza di Corononavirus. Abbiamo infatti dovuto assistere ad una sistematica svendita di immobili e spazi pubblici a investitori internazionali, desiderosi di cannibalizzare la nostra ricchezza. Questa crisi sembra fornire al Sindaco la scusa perfetta per privatizzare ancora.
ALTRO ESODO DI FIORENTINI?
E la conferma che non sembri una semplice provocazione viene proprio dall’idea del “bazooka” urbanistico. Sorvoliamo sul discutibile utilizzo di un termine adesso impropriamente sulla bocca di tutti. Ma quello che incuriosisce è che il sindaco parli di una città “convertita a hi-tech, ricerca e case per giovani”. In un momento, come questo, di gravissima emergenza sanitaria ed economica. Un po’ come pensare al mobilio del proprio appartamento mentre l’intero palazzo va a fuoco. Non vorremmo che dietro a questi faraonici annunci si nascondesse l’ennesima spinta a svuotare Firenze dai fiorentini. Del resto dal 2014 al 2019 la città ha registrato un calo di 3mila residenti, senza che nessun particolare provvedimento sia stato preso per invertire la tendenza. Una città come Firenze è giusto che punti molto sul turismo, ma molto non vuol dire tutto. L’aver trasformato il centro storico in una disneyland per turisti, svuotandolo dai residenti e dalle imprese del territorio, sta mostrando adesso tutte le sue criticità. La soluzione ai problemi attuali non è cedere altre porzioni di città. E’ riappropriarsene.
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