Ad ogni episodio di cronaca che purtroppo vede protagonista una donna (o più donne) oggetto di reati sessuali, spunta come un mantra la proposta di castrazione chimica, che richiama punizioni corporali di medioevale memoria.
La ricomparsa ciclica della castrazione chimica
Ciclicamente ricompare l’idea che la punizione del reato sessuale la si possa compiere mediante un processo di annichilimento chimico dell’impulso testosteronico,. Come se la violenza sessuale fosse solo una questione di corpi. Come se la soluzione potesse essere un ipotetico occhio per occhio, dente per dente. Rimedio buono forse per placare la pancia e le emozioni, molto meno per governare e arginare il problema.
L’ultima proposta in tal senso è il DDL Bizzotto, depositato dalla Lega in Commissione Giustizia al Senato, a seguito dei fatti di Palermo e di Caivano.
E’ bene esser chiari subito. La proposta non può essere accettata per motivi di costituzionalità e, soprattutto per motivi di efficacia. Ma ha il pregio di interrogare la destra di governo su che cosa vuole essere.
il DDL Bizzotto
La Proposta prevede un trattamento sia di natura volontaria (per autori di reati di stupro e violenza sessuale su minori) sia coattiva (per gli incapaci di intendere e volere, che si siano macchiati dei medesimi reati). Previa valutazione del magistrato in ordine alla pericolosità sociale del condannato dei suoi rapporti con la vittima può dunque essere disposta nei confronti del colpevole.
“Ad colorandum” si parla poi di un generico percorso di sostegno psicoterapeutico da assegnare in carico all’istituto penitenziario (sic!) ma senza specificare altro (come se l’amministrazione penitenziaria non avesse altro da fare, se non fosse in costante calo di organico, anche medico).
Insomma, il DDL obiettivamente è generico, sostanzialmente inconcludente e si rivela più una misura populista per intercettare voti che non una misura seria e responsabile per arginare un fenomeno ahimè in crescita.
La c.d. castrazione chimica, in sintesi consiste in un processo terapeutico che accompagna la somministrazione di un farmaco antitestosteronico a un’iniezione di un ormone che inibisce la produzione di dopamina.
Castrazione chimica: cos’è.
L’azione combinata di queste due “terapie” dovrebbe condurre a un brusco calo della libido e all’impossibilità di erezione sessuale maschile. Conseguentemente, nelle speranze dei propugnatori del rimedio, non potrebbe verificarsi la condotta deviante consistente nell’abuso sessuale.
Ma sulla strada tracciata da questo DDL si pongono ostacoli di natura costituzionale oltreché problemi seri di efficacia.
Dal punto di vista costituzionale, vi si oppongono l’art. 32 Cost. che impone limiti al rispetto della dignità umana nell’applicazione di pene, e l’art. 27 Cost. in ordine alla funzione rieducativa della pena.
Tanto l’uno quanto l’altro condurrebbero a una probabile bocciatura in sede di controllo di costituzionalità, e quindi la norma diverrebbe più o meno carta straccia.
Problemi di efficacia: Serve davvero la castrazione chimica?
In termini di efficacia, inoltre non vi è alcuna certezza in ordine alla funzione general-preventiva della misura. Infatti, la predazione sessuale non è conseguenza sempre e solo di “potenza erettile”. Essa, a ben vedere, dipende spesso e soprattutto di altri stimoli e pulsioni che trovano fondamento in una psiche più o meno disturbata. L’aggressore, dunque benché impotente dal punto di vista sessuale, potrebbe benissimo adottare comportamenti che soddisfino egualmente tali pulsioni con condotte altrettanto pericolose per la vittima anche dal punto di vista sessuale. Per avere un’idea di ciò che di cui si sta parlando, basta consultare le cronache americane. In USA infatti spesso si verificano fatti in cui il colpevole sublima la pulsione sessuale diretta mediante alternative indirette che sono state egualmente devastanti per la vittima.
Inoltre, essendo poi un trattamento necessariamente volontario (salvo il caso dell’incapace), che cosa impedisce al colpevole, una volta “espiata la cura” di tornare a colpire, magari con un effetto potenziato dall’interruzione del farmaco?
Insomma, buonsenso e Costituzione suggeriscono un approccio diverso da quello di cui al DDL Bizzotto.
Dubbi di natura politica
Ma vi sono anche motivi di natura più politica, se così si può dire, e che, come si diceva, investono il modo di essere di una destra di governo, che cosa vuole fare e che tipo di attitudine decide di darsi.
Intanto, è ammissibile che lo Stato “metta le mani” sul corpo di un individuo? In una prospettiva di stato di diritto liberale non vi è dubbio che ciò configura un abominio, molto più vicino invero a esperienze totalitarie sovietiche che non a quelle democratiche. Infatti, Forza Italia si è schierata nettamente contro la proposta Bizzotto che, quindi, ben difficilmente vedrà la luce. A ciò dovrebbe aggiungersi una netta presa di distanza anche da parte di Fratelli D’Italia che ha l’occasione di dimostrare di non essere interessata a rimedi “a la carte” ma a risolvere i problemi in modo strutturale.
Il destino della proposta
La proposta, comunque, finirà per essere solo una risposta di pancia, populista e utile solo a placare una sete di sangue tipica in un certo tipo di elettorato. Peraltro, posto che la stessa nasce come reazione agli episodi di Palermo e di Caivano, non può sottacersi la totale mancanza di cognizione da parte dei proponenti del contesto in cui questi si sono verificati.
Il contesto psicologico della violenza
Infatti, gli ultimi episodi di cronaca mostrano chiaramente che la genesi psicologica delle condotte devianti nasce non già da un impulso irrefrenabile (assimilabile a quello dei serial killer) che si concretizza nello stupro seriale (innanzi al quale anche una volontaria castrazione lascerebbe qualche margine di successo, seppur incerto e a breve termine). Tali eventi sono bensì dovuti a un evidente disprezzo dell’altro, dalla prevaricazione elevata a bussola nelle relazioni interpersonali, che trova nell’atto sessuale esclusivamente la maniera più diretta per esprimersi. Talvolta nemmeno l’unica. Ebbene, di fronte a questo, la castrazione chimica non ha alcun rimedio. Si tratta a ben vedere di un grave problema (anche) di natura psicologica ma ben diverso da quello cui mira la castrazione chimica anche nei paesi dove è adottata.
Il problema è l’assenza di educazione
Gli autori di questi orribili crimini non sono persone malate (in senso nosografico), ma ragazzi privi di qualsiasi freno inibitorio. Persone che non conoscono altro che il loro “io tiranno” che non accetta né contempla il rifiuto o l’esistenza di una alterità rispetto al soddisfacimento del proprio volere. Non è solo un problema psichiatrico: è morale, esistenziale ed educativo. L’assenza di empatia, la mancata percezione del senso del limite come espressione di una libertà tanto assoluta quanto anarchica : questo è ciò che che ha abbattuto le barriere tra il lecito e il non consentito. In altre parole, il tema non è inibire l’erezione allo stupratore ma vincere la solitudine collettiva del branco che restituisce l’immagine di una generazione allo sbando perché priva di ogniqualsivoglia riferimento etico e ideale. Di questo la destra si deve occupare. La legge morale di kantiana memoria sembra non essere contemplata dalle giovani generazioni ed è di questo tipo di legge che oggi avremmo bisogno.
La sfida politica: la destra di governo non può permettersi di essere populista
La politica vorrà seriamente interrogarsi su una generazione che vede l’abuso del proprio e dell’altrui corpo come metodo per vincere la noia? Vorrà finalmente interrogarsi e possibilmente dare soluzioni circa l’assenza di alternative per passare il tempo in modo sano e costruttivo, dove intraprendere relazioni di qualità fondate su un giusto equilibrio interpersonale? Magari concependo nuovi spazi pubblici a misura d’uomo, riprogettando e riqualificando città e territori. Investendo in cultura, aggregazione sociale, in sostegno alla famiglia, unico ambito educativo in cui certi mali possono essere conosciuti e poi vinti. Questo dovrebbe fare una destra di governo. Immaginare il futuro e costruirlo partendo da un investimento sociale nelle generazioni più giovani, sottraendoli al male di vivere.
La gravità della pena non sia una misura populista e inutile
Ebbene, solo accanto (né prima né dopo) a ciò, si potrà pensare a un inasprimento del sistema sanzionatorio che faccia da contrappeso e sia effettivamente deterrente rispetto alla devianza.
Il resto è solo populismo e se la destra adempiere alla propria missione storica, ne deve stare lontano anni luce.
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