Cattolici “interi” della morale e del sociale

Cattolici “interi” della morale e del sociale.
Non ci devono essere “cattolici della morale” e “cattolici del sociale”. È nostra convinzione, a maggior ragione a fondamento degli impegni elettorali volti al bene comune, che l’ispirazione e l’azione dei cattolici deve coniugare obbligatoriamente entrambi gli aspetti.

Principi

Perchè accettare di essere circoscritti al solo campo, peraltro irrinunciabile, della difesa dei principi morali e subire passivamente la resa in quello del sociale, in cui non dobbiamo essere per forza liberali o socialisti?

Per questo dobbiamo iniziare la “riscossa” in un campo che fin dalla Costituente è stato il nostro luogo eccellente.

Uno dei capisaldi da riprendere, sviluppando ed attualizzando l’articolo 118 della Costituzione, è quello che definisce il profilo di massima della sussidiarietà, a sua volta riferibile agli studi giuridici del pensiero cristiano medievale.

E proprio da qui comincia il nostro lavoro di trasferimento attivo dei principi di sussidiarietà nel terzo millennio italiano.

Impegno politico

Al riguardo, i cristiani impegnati in politica ed ispirati ai valori del popolarismo e democratico-cristiani, devono saper distinguere tre diverse declinazione della sussidiarietà.

Verticale: niente più di un decentramento tra i vari livelli di governo, per cui Stato, Regioni ed Enti locali (a volte con ultimo coinvolgimento, di fatto solo funzionale e non decisionale, dei livelli comunitari ed associativi) distribuiscono la sovranità dall’alto in basso.

Orizzontale: già più evoluto e corresponsabile, poiché verte sulla attribuzione (non più solo distribuzione) di compiti operativi a soggetti diversi da quelli della pubblica amministrazione.
Circolare: sussidiarietà autentica e matura. Solo in questo caso il potere è realmente “condiviso” e si realizza compiutamente la filosofia del personalismo comunitario, secondo cui persone e comunità vengono prima dello Stato . In pratica il potere non è solo decentrato o redistribuito, ma riconosciuto ad enti diversi dallo Stato senza far perdere loro la valenza pubblica. In tal modo la circolarità socio-economica non ha più un vertice solo, ma ne ha tre paritetici: Stato, società civile organizzata, imprese.

È per questo che occorre riprenderci l’altra metà della luna, già in campagna elettorale, quella che ci porta ad essere (a pieno titolo) “cattolici del sociale”.

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