“C’è un uomo armato!”, ma la polizia non interviene

“C’è un uomo armato!”, ma la polizia non interviene

Gli Stati Uniti ci sorprendono sempre. Il più grande Paese al mondo, la Superpotenza indiscussa del mondo occidentale riesce a stupirci di fronte alle tante ingenuità che portano conseguenze anche gravi nel suolo americano.
Sabato scorso un uomo a Butler in Pennsylvania ha sparato contro Donald Trump durante un comizio elettorale.

Bastavano pochi centimetri, forse meno di tre

per colpire irrimediabilmente e mortalmente l’ex Presidente. Il proiettile poteva colpire alla testa, invece fortunatamente Trump è stato solo ferito ad un orecchio.

Tycoon sta bene, è fuori pericolo, e ben presto potrebbe tornare ai suoi comizi elettorali, ma la paura è stata tanta. Il Procuratore di Butler ha detto che l’aggressore, un giovane poco più che ventenne, è stato ucciso. Si chiamava Thomas Matthew Crooks, o almeno questo è stato il suo nome diffuso alle agenzie di stampa.

Ci si affretta a definirlo “un seguace repubblicano” ma secondo ulteriori indagini sembra che appena diciottenne abbia fatto una donazione, di modesta entità, ma di grande valore per uno studente, a favore di un ente che appoggiava un candidato locale del partito democratico.

Ci si chiede quindi la vera appartenenza politica del giovane attentatore e quale fosse il movente che ha mosso al folle gesto

Ma soprattutto ci si chiede come ha fatto a salire indisturbato sopra i tetti di una vicina fattoria a poco meno di 100 metri dal palco, saltare indisturbato da un tetto ad un altro con in braccio un fucile Ar15, posizionarsi e cominciare a sparare.

Sono inevitabili quindi le polemiche verso i servizi segreti statunitensi. Più di uno spettatore infatti aveva notato il giovane sopra il tetto e di averlo immediatamente segnalato alle forze dell’ordine, che stranamente lo hanno lasciato agire indisturbato.

Gli spari sono arrivati verso l’ex presidente da sinistra. In tutto una decina di colpi, uno dei quali ha colpito mortalmente Corey Comperatore, un ex vigile del fuoco di 50 anni sostenitore di Trump e ferito qualche altro elettore presente al comizio.

Non c’è dubbio che c’è stata una grossa falla del segret service americano che sa di beffa

Oppure no. Sa solo di ingenuità. O forse no. O Forse non sa di nessuna delle due. Le indagini sono in corso e faranno luce ad un evento, che purtroppo tende a ripresentarsi negli Stati Uniti con ciclica e cinica frequenza. Una lunga scia di sangue che ha visto protagonista nel passato Lincoln, i due fratelli Kennedy, Roosvelt e in un momento storico più vicino a noi Ronald Reagan.

Sabato scorso Donald Trump, pallido e sanguinante, dopo l’attentato è stato portato via immediatamente per essere medicato

Si è salvato e intende ripresentarsi al più presto alla corsa alla Casa Bianca più battagliero che mai.

Nel frattempo in un post sui social, Trump scrive: “In questo momento è più importante che mai rimanere uniti e mostrare il nostro vero carattere di americani, rimanendo forti e determinati e non permettendo al male di vincere”.

Ma i dubbi sull’accaduto nel comizio di Butler rimangono.

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