Cecilia e i Marò. Loro la vogliono libera!
Non sono d’accordo assolutamente con Cecilia Sala.
Su questo non ho dubbi. Le sue idee non mi piacciono
Neanche buona parte dei suoi servizi giornalistici. Questo però non vuol dire che io ritenga corretto farla processare in una teocrazia.
Sono altresì convinto che gli Ayatollah non vogliano davvero processarla, ma scambiarla con qualcun altro . E altresì convinto che l’Italia non debba barattare nessuno per nessuno, perché altrimenti si innescherebbe un circuito malefico e vizioso.
Non si pagano i riscatti ai rapitori perché altrimenti continuavano a rapire.Addirittura si congelano i beni dei parenti. Allo stesso modo non si cedere alle pressioni di uno Stato autoritario, perché lo si incentiva a continuare.
Il regime di Teheran è il liberticida
E questa è una delle grandi colpe della cultura sessantottina, marxista e di sinistra. Degli imbecilli radical chic che ci troviamo davanti.
Ad un uomo sicuramente non benefico, ma estremamente intelligente, come Khomeynī basto’ fingere una superficiale ammirazione, almeno a parole, per la politica economica marxista, per ottenere il plauso degli imbecilli in cattedra e sui giornali.
Celebravano in uomo di sinistra, mentre i giovani di sinistra in Iran venivano messi al muro proprio dal loro idolo
Ma i nostri intellettuali da salotto ne facevano un mito della lotta anticolonialista dei popoli oppressi. Oppressi i persiani? Fondatori di imperi e di civiltà! Questi intellettuali non leggevano neppure i Bignami!
Una mentalità dilagante
Sicuramente anche Cecilia Sala è rimasta, Spero solo per la giovane età, infatuata dai miti sbagliati dei radical chic che stanno portando l’Occidente sul baratro.
Cosa diceva infatti sui nostri Marò:
“Salvare due persone, giocandosi la propria affidabilità, significa metterne in pericolo molte in più”.Teoria che oggi molti invocano per evitare una trattativa tra gli italiani e la Repubblica islamica. Però in questo momento le conseguenze le pagherebbe proprio Cecilia.
Poi si spinse oltre:
“Se a due militari dell’esercito indiano capitasse per sbaglio di ferire a morte il fruttivendolo e l’edicolante di fiducia di Matteo Salvini su una pista da sci in Val Pusteria, senza indugiare un attimo l’Italia dimostrerebbe la sua superiorità e buona educazione rimandando a casa i due uomini in divisa, affinché aspettino tra le braccia dei loro cari un processo che non si terrebbe mai. Perché l’idea di processare i due responsabili lì dove è stato commesso l’omicidio, dove avevano cittadinanza le vittime e dove vivono i loro familiari, parrebbe a tutti noi un’idea da terzo mondo incivile, da popolo debosciato ed arretrato, che non sa apprezzare una buona Falanghina, non sa bene cos’è il fuorigioco e probabilmente non si doccia neanche tutti tutti i giorni”.
Un ragionamento grottesco e pregiudiziale verso due italiani che avevano il solo “torto” di portare la divisa italiana.
Però gli italiani di coscienza la vogliono in Italia ed a dirlo sono gli stessi Marò
In fondo lo dice lo stesso Massimiliano Latorre “In queste situazioni non c’è mai un colore politico: ci sono solamente gli italiani di fronte ad un’ingiustizia da combattere e a una innocenza da far riconoscere”.
Una vera lezione di superiorità morale dei Marò verso i sinistrorsi antimilitaristi per partito preso
Magari una bella lezione rieducativa lo Stato Italiano potrebbe darla mandando proprio i due Marò in divisa a scortare Cecilia Sala nel suo rientro, quando finalmente la riavremo in Italia.
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