CETO MEDIO TOSCANO STROZZATO DALLE IMPOSTE

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CETO MEDIO TOSCANO STROZZATO DALLE IMPOSTE

Toscana, il Ceto Medio al Collasso: L’Irpef al 3,32% e il Punto di Rottura per i Cittadini

L’aumento dell’aliquota Irpef deciso dalla Regione Toscana, che porta al massimo del 3,32% l’addizionale regionale per i redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro, rappresenta un duro colpo per il ceto medio, già vessato da una pressione fiscale tra le più alte d’Europa. Una scelta che evidenzia, ancora una volta, l’incapacità delle istituzioni di affrontare le proprie inefficienze senza ricorrere al solito “bancomat” dei cittadini: le tasse

Un Ceto Medio Strozzato, privato di ogni possibilità di adeguamento del costo della vita.

Il ceto medio italiano è il cuore pulsante dell’economia del Paese. Eppure, come sottolineato dall’onorevole Luigi Marattin, chi guadagna 2.400 euro al mese è tassato con un’aliquota che in altri Paesi è riservata ai milionari. Questo segmento di popolazione sostiene la quasi totalità dei servizi pubblici: il 15% dei contribuenti paga per tutti gli altri, in un sistema squilibrato e insostenibile.

In Toscana, però, la situazione è ancor più grave: l’addizionale Irpef raddoppiata dal governatore Eugenio Giani pesa ulteriormente su una fascia di reddito che non può permettersi ulteriori sacrifici

Promesse Tradite e Sprechi Irrisolti

La giustificazione di Giani per l’aumento – tappare un buco di bilancio dovuto al mancato payback farmaceutico – è una cortina di fumo. Come evidenziato dal presidente della Commissione controllo Alessandro Capecchi, il deficit sanitario regionale è strutturale, frutto di anni di inefficienze e cattiva gestione. La Toscana ha ricevuto circa 30 miliardi di euro per la sanità tra il 2020 e il 2024, ma ha accumulato un ulteriore deficit di 980 milioni, aggravato da una spesa spropositata per dirigenti e primariati moltiplicati a dismisura.

Nonostante le promesse di razionalizzazione della spesa, non si è fatto nulla per eliminare gli sprechi.

In alcune aziende sanitarie, ogni quattro medici c’è un primario, con indennità aggiuntive di decine di migliaia di euro. Come ha denunciato Diego Petrucci, in alcune strutture ci sono dirigenti che supervisionano se stessi o unità operative sovrapposte

E mentre le inefficienze prosperano, i cittadini sono chiamati a pagare il conto.

Un Modello Insostenibile

L’aumento dell’Irpef non è solo un problema economico, ma un grave errore politico e sociale. Colpire il ceto medio significa impoverire ulteriormente la fascia di popolazione che sostiene i consumi e l’economia. Ridurre il potere d’acquisto delle famiglie monoreddito, già alle prese con un costo della vita in aumento, avrà inevitabilmente conseguenze negative sui consumi, innescando un pericoloso blocco della domanda interna.

La politica del “tassa e spendi” non è più sostenibile. Il modello che prevede bonus effimeri finanziati con debito pubblico o aumenti fiscali deve essere abbandonato. È tempo di una seria ristrutturazione dell’apparato pubblico, eliminando sprechi e duplicazioni e investendo in una gestione efficiente delle risorse

Verso il Punto di Rottura

I cittadini non possono più essere considerati come bancomat per rimediare agli errori delle istituzioni. Se la politica non cambierà rotta, il rischio è quello di trovarci in una situazione simile a quella dell’Italia del 2011 o, peggio, di nazioni come l’Argentina o il Venezuela. Senza l’ombrello del MES e con una BCE meno incline a supportare le economie in crisi, lo scenario sarebbe catastrofico.

Serve un Cambio di mentalità prima del cittadino chiamato a votare che costringa a cambiare mentalità dei politici premiati dall’ abitudine di utilizzare spesa pubblica e bonus/incentivi come strumento di fidelizzazione del voto

Se i cittadini toscani non mostreranno la maturità di punire chi fino ad oggi è stato solo in grado di aumentare la spesa pubblica e le loro tasse il punto di rottura argentino diventerà sempre più reale.

Il ceto medio italiano è al limite della sopportazione. Continuare a tassarlo significa distruggere il motore del Paese. È necessario un cambiamento radicale: meno tasse, meno sprechi, e una gestione pubblica finalmente sostenibile

Solo così si potrà evitare una crisi economica e sociale senza precedenti. I politici devono capire che il tempo dei bonus è finito. Se non si interviene ora, sarà troppo tardi.

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