Inutile camuffare le parole e la realtà: la tentata strage sul bus pieno di ragazzini è la raffigurazione plastica del fallimento dell’integrazione nostrana, pure tanto evocata dalla sinistra politica e intellettuale. Ousseynou Sy era uno dei “nuovi italiani” che tanto piacciono al mondo progressista e “umano” alla Saviano & co: aveva la cittadinanza italiana, aveva un lavoro in una delle più importanti società private di trasporto locale, non era scappato da guerre, non era appena sbarcato, non viveva ai margini della nostra società, era sposato, aveva un vita privata, per intenderci. Eppure ci odiava a tal punto da volersi vendicare dei morti nel mediterraneo causati secondo lui dalla “criminale” politica del governo italiano sull’immigrazione. Abbiamo un problema. Quello che ha pensato Sy è anche il pensiero dei tanti buonisti imperversanti nei talk show “intelligenti”, dalla Gruber in poi: da queste tribune mai che qualcuno si sia interrogato minimamente se per caso la loro agognata integrazione abbia fallito. Nessuna autocritica circa le parole usate come una clava per demolire il decreto sicurezza o per altre pagliacciate pro- migranti, che offuscano le menti degli immigrati al punto da volere morti i nostri figli.
La solita compagnia buonista
Tutti pronti invece i nostri intellettuali e politici buonisti ad additare Salvini come il mandante morale delle morti in mare di tanti disperati per un uso a loro dire scorretto delle parole. Nessuna autocritica quando poi sono le loro parole di fuoco ad “armare la mano” a un senegalese con cittadinanza italiana, che invece di riportare a casa i ragazzi che gli erano stati affidati, si è armato di alcune taniche di benzina puntando verso Linate pronto a una strage per vendicare i suoi fratelli annegati. I tanti professionisti dell’accoglienza, gli snob con le magliette rosse hanno dato sostanza culturale a questo cittadino “perfettamente integrato”, scrive in un’editoriale Maurizio Belpietro sul La Verità, tutto da sottoscrivere: sono loro a fornire una giustificazione all’odio che poi gli immigrati nutrono verso di noi: con la scusa della cattiva politica, a forza di affermare “restiamo umani”, a forza di appelli pro migranti dai giornaloni, a forza di incitare i sindaci dissidenti, a forza di dare dei razzisti agli italiani, ecco il risultato: odio e vendetta verso gli italiani. Solo che ora sembra che dei ragazzi italiani finiti nella mani del mostro non freghi poco o nulla a nessuno. Povero Sy, “angelo vendicatore”, no poveri ragazzi, poveri mamme e papà che hanno vissuto i peggiori momenti della loro vita.
Le parole sono pietre, ma per tutti
Se le parole di Salvini pesano come pietre, allora l’accusa deve valere per tutti. Invece nel “day after” della tentata strage di ragazzi delle scuole medie, tutti pronti a criticare i titoli di Libero (“Il bello dell’accoglienza”) o de Il Giornale ( “terrorismo buonista”) o di chi chiama le cose con il loro nome. Invece le parole al veleno degli intellettuali che predicano accoglienza e cittadinanza italiana breve non meritano neanche una critica, un “forse ci siamo sbagliati”. Per carità. E’ la solita compagnia di giro. Abbiamo un problema, signori, e non è solo il terrorista pazzo. Quando già nei titoli e nei sommari dei quotidiani che contano vediamo virgolettate le parole dell’attentatore: «No ai morti in mare»; quando vediamo “ingenuamente” omettere che il folle è senegalese, allora capiamo tutto. Ancora una volta. Anche questo povero pazzo senegalese, aspirante stragista e vendicatore dovremo accollarlo a nostra colpa….