Chico Forti rimpatriato
La notizia dell’imminente rimpatrio di Chico Forti, che si è propagata a macchia d’olio su tutti i mezzi di informazione, è stata data dalla premier, Giorgia Meloni, direttamente da Washington, dove era impegnata in un viaggio istituzionale per fare il punto della situazione in vista del 50° vertice del G7 che avrà luogo dal 13 al 15 giugno 2024, presso Borgo Egnazia, nel comune di Fasano in provincia di Brindisi.
La premier, a margine dell’incontro avuto con il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, ha trasmesso un breve messaggio nel quale ha affermato:
“sono felice di annunciare che dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, è appena stata firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti; un risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo, della collaborazione con il governo dello Stato della Florida e con il governo federale degli Stati Uniti che ringrazio”.
Enrico Forti, detto Chico, negli anni novanta si era trasferito negli USA; accusato dell’omicidio dell’imprenditore australiano Anthony Dale Pike, il cui cadavere venne ritrovato su una spiaggia in Florida, nel 2000 venne condannato all’ergastolo e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza.
Al di là della vicenda giudiziaria e al di là dello schieramento (innocentista/colpevolista), a cui ognuno può, legittimamente, appartenere, resta da evidenziare una condizione che merita una sottolineatura: Forti è divenuto nel corso degli anni una bandiera, un vessillo, la cui estradizione avrebbe consentito al governo in carica di appuntarsi una medaglia al petto, un nome buono per tutte le stagioni.
Chiariamo subito: che Forti venga rimpatriato in Italia è, sicuramente, una gran bella notizia; non vorrei, però, che questa estradizione diventi uno specchietto per le allodole
Lo affermo in quanto già qualche anno fa, precisamente nel 2020 la stessa novella era stata data in pasto all’opinione pubblica dall’allora Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, distogliendola dalle difficoltà che il governo Conte stava incontrando, dovendo fare i conti, non da ultimo, con l’imminente annuncio del lockdown relativo alle festività natalizie.
Auspico che, diversamente da quanto accaduto anni fa, questa vicenda non sia la conseguenza di una politica di appiattimento totale dell’Italia sulle posizioni americane, relativamente alla questione Ucraina e del conflitto ebreo-palestinese.
Mi auguro che questo episodio non serva al governo per nascondere, facendola passare in second’ordine, la sconfitta elettorale in Sardegna o ancora più grave, dissimulare gli scontri avvenuti a Pisa, nel corso dei quali gli studenti partecipanti alla manifestazione pro-palestina sono stati manganellati dalle forze di Polizia acuendo, come era prevedibile, lo scontro tra il governo e le forze di sinistra.
Speriamo che la fantastica notizia dell’estradizione di Chico Forti non sia un annuncio ad orologeria e non serva a nascondere la polvere sotto al tappeto
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