Chissà se il Partito Democratico piace al Partito Democratico

Chissà se il Partito Democratico piace al Partito Democratico. In fondo è una domanda legittima visto che, la maggioranza assoluta degli iscritti aveva votato un segretario, e le primarie, aperte ai non iscritti, ne hanno incoronato un altro.

Il PD contro il PD

Probabilmente, ho sottolineato l’elemento culminante di una crisi molto più profonda. Per capire il malcontento ufficialmente secretato,spesso però palesato da molte frange interne al partito, bisogna per forza di cose pensare a come è stato creato il Partito Democratico, a come è evoluto. Solo questa analisi può portare a capire come è oggi.

Un partito creato per fondere l’anima riformista, con l’anima moderata, sperando che prevalesse un riformismo deciso ma moderato. Per essere molto più diretti e pratici, si potrebbe dire in maniera rozza che gli ex comunisti,con qualche socialista, trovavano una casa comune con i democristiane di sinistra.

Un grande contenitore sul modello del Partito Democratico statunitense.E qui l’imbecillità portò all’assurdo di copiare lo strumento delle primarie. Copiarlo innanzitutto male, e non tenendo conto della differenza del sistema e rispetto alle condizioni che si trovano i partiti oltreoceano.

Le primarie le fanno tutti negli Stati Uniti, anche gli avversari. Quando creano divisione nei democratici, solitamente la creano anche nei repubblicani. Ma raramente, sono in alcuni stati, sono aperte a tutti quanti . Sono riservate a quegli elettori che si dichiarano o pubblicani o democratici, soltanto per voltare sulla scelta dei candidati dei loro rispettivi partiti.

Un percorso accidentato

Il percorso di convivenza tra riformisti e moderati era già delicato, metterci un terzo ingombrante incomodo era la cosa peggiore da fare. Ed il peggiore incomodo in questo caso è stato rappresentato dall’introduzione dello strumento delle primarie.

Le primarie non sono state una sciagura, se utilizzate per scegliere gli amministratori. Ma laddove le si è utilizzate, per risolvere i congressi del partito, hanno rappresentato l’introduzione del peggiore degli incomodi. Si è data voce e potere decisionale, amigliaia di persone che il PD neanche lo votavano.

In casi come quello dell’ultimo congresso, le primarie aperte, hanno addirittura marginalizzato l’area riformista e moderata, in favore dell’estremismo. Estremismo che non permane neanche internamente al partito, non contribuisce ai risultati elettorali. Si tratta di masse di estremisti che non votano neanche per il PD, non contribuiscono a portare acqua al mulino del partito. Hanno fatto pesare la loro voce stando fuori.

Specchiandosi

Ora viene da chiedersi, se la maggioranza degli iscritti, guardandosi allo specchio si senta felice. Guardando allo specchio come è diretto questo partito. I temi che intende affrontare. Quello che è diventato prioritario per Elly Schlein.

Tutte quelle battaglie internazionaliste, da salotto, lontane dalla sensibilità delle masse che un tempo il Partito Democratico voleva rappresentare. Sempre più diritti civili ,sempre meno tutela del lavoro. Sempre più elitismo, sempre meno popolari. Questi dovrebbero esser gli eredi di Berlinguer e Togliatti. Anche se, nella contraddizione di fondo che portò alla nascita del PD, vorrebbero essere anche eredi di Don Sturzo e De Gasperi.

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