Ci lascia Mario Corso. Il fenomenale mancino della Grande Inter, campione euromondiale negli anni Sessanta, è morto questa notte. Nato a Verona, avrebbe compiuto 79 anni il prossimo 25 agosto, era ricoverato da giorni in ospedale.
“Mario Corso era l’unico calciatore che Pelè dichiaratamente avrebbe voluto nel suo Brasile: questo per far capire ai giovani la portata della classe del mio amico”. Massimo Moratti al telefono con l’ANSA si commuove nel ricordo: “Era il mio preferito della Grande Inter, ma anche mio padre lo adorava, e lui rimase sempre vicino alla nostra famiglia. Tecnica sopraffina, gioco in controtempo, le punizioni cosiddette ‘a foglia morta – conclude Moratti- era un piacere vederlo giocare…”.
LA CARRIERA
Con la nazionale italiana ha collezionato 23 presenze e 4 reti. Candidato per tre volte al Pallone d’oro, si è classificato 7º nell’edizione 1964.
«Quando Suarez era in forma sapevamo di non perdere, ma quando Corso era in forma sapevamo di vincere.» diceva di lui Carlo Tagnin, centrocampista suo compagno di squadra.
La Grande Inter è stata e rimane la squadra con il ciclo di vittorie più importanti del nostro calcio, un vero e proprio mito, con Corso tra i principali protagonisti. L’Inter negli anni ’60 è stata la migliore squadra d’Europa.
Presieduta dal petroliere Angelo Moratti e guidata in panchina dall’allenatore argentino Helenio Herrea, l’Inter si laureò fra il 1963 e il 1966 per tre volte campione nazionale e per due consecutive vincitrice della Coppa dei Campioni e della Coppa Intercontinentale. Trofei vinti sconfiggendo squadre altrettanto leggendarie come ad esempio il Real Madrid e il Benfica.
Nessuna formazione viene ricordata dagli appassionati di calcio italiani come quella della Grande Inter.
“Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair; Mazzola, Milani, Suárez, Corso. Allenatore Herrera.”
Ciao Mario, Campione di un calcio, puro, genuino, della gente e non delle multinazionali. Un calcio che, purtroppo, non tornerà mai più.