Francesco Nuti se ne è andato. In silenzio, senza clamore. Storia di un ragazzo sfortunato, che è stato maltrattato dalla vita che lui stesso ha provato a maltrattare.
Era nato a Firenze, ma cresciuto a Prato. Una simpatia istintiva, garbata. Forse dovuta a quella fossetta sul mento (o bazza, come diceva lui). O a quello sguardo da eterno bambino dispettoso. Lui ha sempre saputo trasmettere uno spaccato di umorismo tipico toscano. Alle volte pure troppo toscano, che molti nel resto d’Italia faticavano a capire.
Il suo esordio cinematografico coi Giancattivi (Benvenuti e Cenci) avviene nel 1981. A Ovest di Paperino (per chi non lo sapesse, Paperino è in provincia di Prato). Bisogna essere di zona per capire l’eleganza di quella ironia. L’esplosione avviene l’anno dopo: Madonna che Silenzio c’è Stasera. La consacrazione con Io, Chiara e lo Scuro.
E come dimenticare Caruso Pascoski (di padre polacco). Nel mezzo altri film, non pochi, anche se di risonanza minore. Poi anche sceneggiatore, cantante. Uomo di spettacolo e di sfortuna.
L’incidente
Dopo un periodo di eclissi, prova a tornare sul set nel 2006. Ma una rovinosa caduta dalle scale lo fa entrare in coma. Un delicatissimo intervento al cervello. Non riuscirà mai più a tornare ad essere quello di prima.
E la sfortuna non lo ha abbandonato nemmeno nel suo ultimo giorno di vita. Infatti è morto ieri, poche ore dopo Silvio Berlusconi. Nel giorno in cui poteva essere ricordato da tutta Italia, è arrivato secondo. Maledetta sfortuna.
Ciao Francesco. Adesso puoi provare a spostare la chiesa. Io nel frattempo, per colmare il silenzio di stasera, andrò a comprare un biglietto per Machu Picchu, perché ho voglia di darti un bacino. E magari mi mangerò anche un panino con la mortadella anche se è comunista.
Ma la domanda che mi attanaglia è: chi tace acconsente o sta zitto?
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