Cina: la rivoluzione dei fogli bianchi.Da alcuni giorni la Cina è in fermento sulla direttrice operai-studenti. A livello ufficiale l’innesco della protesta è causato dal rigido prolungamento delle norme anti-covid, quasi una “reclusione”.
Mancanza di libertà
Ma, in realtà, lo spettro si sta allargando al tema essenziale: la mancanza di libertà. In ripetuti casi si comincia a criticare apertamente il Presidente Xi Jinping. Clamorosamente creativa è la protesta che ha portato molti manifestanti ad esibire fogli di carta bianca, simbolo cinese del lutto, ma segnale di fatto non punibile contro la censura imposta.
Questa vicenda ci permette di approfondire l’essenza costitutiva di questo popolo. I cinesi vengono spesso definiti “confuciani di giorno e taoisti di notte”, un’espressione che riesce a tenere insieme l’estremo rispetto che i cinesi nutrono per la struttura gerarchica con un forse meno noto spirito di ribellione che essi possiedono, in particolare contro l’ingiustizia e il sopruso. In linea con la concezione della cultura cinese secondo cui vi sono sempre lo yin e lo yang, due opposti che non si escludono.
Numerose fonti parlano di ripetuti moti di ribellione in Cina; ci sono report che parlano addirittura di una media di circa 500 proteste al giorno, eventi che il governo definisce “incidenti di massa” e che ovviamente cerca di occultare.
Il Celeste Impero
Il principio del “mandato celeste” è ancora duro a morire. Esso veniva utilizzato soprattutto in epoca imperiale e secondo cui l’imperatore riceveva un mandato divino che gli conferiva la legittimità a governare, ma dal momento in cui non governava più in maniera idonea – ad esempio in caso di crisi economiche o carestie – perdeva quel mandato e poteva essere destituito.
Chissà non sia un segnale per la nomenclatura comunista ed il suo “rosso impero”, che assomiglia sempre più ad un gigante dai piedi di argilla.
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