La filiera agroalimentare italiana rischia la paralisi: “Dai mezzi agricoli ai macchinari per le stalle e i loro ricambi, dai carburanti ai lubrificanti, dalla plastica per le serre al filo per la legatura delle piante, dai materiali di pulizia e sanificazione agli indumenti di lavoro, dai mangimi alle sementi, dai concimi ai fitofarmaci, dalle bottiglie ai tappi, dai vasetti ai barattoli e tutti gli altri imballaggi per gli alimenti. Sono solo alcuni prodotti provenienti da settori ai quali va assicurata continuità produttiva per non fermare l’agroalimentare nazionale ed evitare di lasciare vuoti gli scaffali dei supermercati“. Il grido d’allarme viene direttamente da Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, la più grande associazione di categoria degli agricoltori italiani, alla vigilia di nuove misure allo studio del Governo per limitare l’attività di altre attività strategiche del Paese durante l’emergenza Covid-19. Una prospettiva che preoccupa l’intera filiera agroalimentare italiana.
“Con le crescenti difficoltà alle frontiere, l’approvvigionamento alimentare degli italiani nei supermercati – sottolinea Coldiretti – è assicurato dall’agricoltura nazionale. Occorre garantire le condizioni per il lavoro di oltre tre milioni di italiani che continuano ad operare nella filiera alimentare per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione“. Una realtà che vale 538 miliardi di euro grazie al lavoro di 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita tra ipermercati (911) supermercati (21.101), discount alimentari (1716), minimercati (70.081) ed altri negozi (138.000).
“Una rete diffusa lungo tutto il territorio che – sottolinea Coldiretti – viene quotidianamente rifornita dalle campagne italiane dove stalle, serre ed aziende continuano a produrre per seguire i cicli della natura“.
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