Io non faccio agiografie in favore di alcuno schieramento politico. Sono il primo a dire che sia necessaria una revisione nel metodo di scelta degli amministratori da parte del centrodestra.
Però per onestà intellettuale bisogna ammettere che i ballottaggi di Roma e Torino in un certo senso, sono un segnale positivo per un centrodestra che cinque anni fa ne venne escluso. Infatti c’era un netto vantaggio di Piero Fassino al primo turno a Torino mentre la Raggi conduceva già le danze a Roma.
Comunque il centro-destra era escluso dalla partita, ed il Movimento Cinque Stelle si contendeva con il centro-sinistra queste importanti città. La prima capitale d’Italia e la capitale attuale vedono, oggi invece il centro-destra ancora in partita. Si parla di ballottaggi in salita? Di partite difficili per lo schieramento di centro-destra. Ma i ballottaggi difficilmente hanno un esito scontato.
Torino e Roma
La prima capitale d’Italia cinque anni fa ha dato un voto di insofferenza verso l’egemonia della sinistra, questo ovviamente non significa che lo ribadirà nuovamente. Ma la partita non è persa a priori.
Alcuni intellettuali benpensanti danno per scontato che il candidato del PD conquisterà la capitale attuale. Ma se fosse così scontato verrebbe da chiedersi come mai Giuliano Ferrara abbia sentito il bisogno di lanciare un appello per un’alleanza estremamente eterogenea tra pentastellati e Calenda in funzione anti centro-destra.
Forse solo un atto dovuto per un animo bizzarro come il suo che oggi si scopre essere un progressista ritrovato, dopo esserlo stato convintamente negli anni della contestazione, ed aver assunto poi posizioni conservatrici tanto da fondare e candidarsi alle elezioni politiche con una lista anti-aborto.
Però l’elettorato pentastellato è da sempre fortemente protestatario. Non è semplice indirizzarlo perso il sostegno al ballottaggi verso partiti di potere, visto che solitamente quando il movimento si presenta in coalizione ottiene percentuali irrisorie. Inoltre chi ha dato fiducia a Calenda non per forza di cose era di centro-sinistra.
Anzi si tratta di una compagine estremamente eterogenea che potrebbe non schierarsi in massa facilmente dall’una o dall’altra parte. Forse buona parte dell’elettorato che Ferrara vorrebbe esortare a dargli retta, potrebbe non essere tentato di andare a votare un candidato che rappresenta idealmente la linea della continuazione storicamente ideale con amministrazioni di personaggi come Rutelli, Veltroni, Marino.
O forse parte di quel elettorato potrebbe votare semplicemente per un cambiamento.
Staremo a vedere ma la partita resta aperta.
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