Conte torna dal Consiglio Europeo senza niente in mano, o peggio ancora, con ciò che aveva già. I Capi di Stato e di Governo dei Paesi UE hanno sostanzialmente confermato quanto era stato pattuito all’Eurogruppo lo scorso 7 aprile, con il MES a farla da padrone e Bei e Sure a fare da complemento. Attualmente, quindi, l’unico strumento concreto a disposizione è la tagliola del Fondo salva Stati.
Eppure ci ricordiamo tutti la supponenza di Giuseppe Conte: quel “MES NO, EUROBOND SI” risuona forte nella testa degli italiani e riconferma la sua cronica attitudine a raccontare frottole. Ieri sera, infatti, dopo averci ammorbati in numerose occasioni con conferenze stampa fiume, spesso inconcludenti, ci ha liquidati in poco più di un minuto, segno tangibile del suo imbarazzo. Al di là della velocità, però, è inaccettabile che abbia sorvolato, con grande nonchalance, sul punto principale: il MES rimane saldamente nel documento approvato.
La riunione di ieri è stata un fallimento totale, dopo aver tentato di farci credere che avrebbe fatto la parte del leone, Conte è tornato con un pugno di mosche. Quindi le questioni sono due: o ha recitato una parte per tenere buoni gli italiani, restando in realtà sempre sottomesso ai voleri della Merkel , oppure oggi ha preso l’ennesimo ceffone. In ogni modo, per l’Italia, non ci sono buone notizie.
RECOVERY FUND
Chiariamo una cosa: il tanto sbandierato Recovery Fund per adesso non esiste, si tratta solo di chiacchiere. Il 6 di maggio verrà affrontato in un ulteriore vertice, ma le incognite sono tante, forse troppe. La prima è sicuramente quella del tempo: questo ipotetico piano di sostegno sarebbe agganciato al prossimo piano settennale di Bruxelles, quindi a partire dal 2021. Stiamo parlando di uno strumento sul quale non vi è alcun tipo di accordo in merito alle modalità di erogazione e le posizioni tra i vari Stati sono molto distanti. In questa incertezza, intanto, ci dicono che a giugno sarà disponibile l’intervento del MES. Alla luce di questo quadro non è difficile intuire dove andrà a parare il Governo.
Ma anche volendo credere che possa essere il Recovery fund lo strumento da utilizzare e non il MES, le criticità rimangono. In poche parole, si tratterebbe di un’erogazione di finanziamenti da parte dell’UE, che alcuni chiedono a fondo perduto, mentre altri accetterebbero, forse, di distribuirli a tassi non eccessivamente alti e con tempi di restituzione allungati. Nel primo caso, non bisogna dimenticare che l’Italia è contributore netto nel bilancio nell’UE. Quindi ci arriverebbero soldi nostri che comunque dovremmo rimettere, nel secondo, i soldi ci arriverebbero a debito. In entrambi i casi con rigidissimi vincoli da rispettare. Quindi, in definitiva, anche fosse Recovery fund, non c’è molto da esultare, il paradigma rimarrebbe quello di farsi prestare i soldi cedendo sovranità.
LE MOTIVAZIONI DI FONDO
Da questo dibattito c’è una cosa che emerge più chiara delle altre: la nostra classe politica non è disponibile a mettere in discussione lo schema attuale, secondo il quale gli Stati devono necessariamente indebitarsi con organismi sovranazionali. Il punto è proprio questo: perché non si guarda alle soluzioni, veloci ed efficaci, che potremmo avere in casa nostra? La risposta sta nelle seguenti dichiarazioni, rilasciate ieri da Conte durante il summit.
“In Italia abbiamo un’emergenza politica data dalla crescita dei partiti anti europeisti”. Ancora una volta, come nella crisi del 2008, non stanno cercando soluzioni per salvare i popoli. Cercano solo di trovare il modo per mandare avanti quei carrozzoni chiamati Euro ed Unione Europea.
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