Chi legge l’impertinente e gagliardo Emanuele Ricucci non potrà mai rischiare di annoiarsi. Lo stile pungente, incalzante, passionale, idealista, politicamente scorretto e le riflessioni puntuali, molto ben argomentate e di pregevole fattura, anche questa volta hanno contraddistinto la sua ultima fatica,“Contro la folla. Il tempo degli uomini sovrani”, edita da Passaggio al Bosco.
La critica di Vittorio Sgarbi
Diretta prosecuzione di “Torniamo Uomini. Contro chi ci vuole schiavi, per tornare sovrani di noi stessi”, il saggio è arricchito dalla critica iniziale di Vittorio Sgarbi. Solitamente introduzioni, prefazioni e/o critiche iniziali vengono messe in secondo piano rispetto al resto dell’opera. In questo caso, invece, risulta necessario portare alla luce la riflessione posta in essere da Sgarbi in quanto essenziale nel comprendere le linee guida del saggio. Il critico d’arte d’arte afferma.“Le masse si ribellano, la folla occupa spazio. Basta allontanarsi.” E ancora. “Ecco: il giovane Ricucci non è capace di allontanarsi, di prendere le distanze, con la sua volontà. Bisogna andare oltre, non contro.”
Riflessioni alla critica
“Nulla si salva dal centro commerciale globale, sempre aperto, senza chiusure per festività, e senza altri strani cazzi che possano impedire ad ognuno di apparire come un perfetto strumento di alimentazione dell’alienazione e dei precetti del peggior progressismo.” Così Ricucci a pagina ventotto. È chiaro che vivendo all’interno di un villaggio globale senza confini, diventa difficile allontanarsi dalla folla prendendone le distanze. Dunque, per andare oltre la folla come sostenuto da Sgarbi, l’uomo sovrano di se stesso – auspicato da Ricucci – dovrebbe “Cavalcare la tigre” al fine di orientarsi all’interno di un mondo sempre più globalizzato. Fatto ciò questi potrà riuscire nell’intento di superare il Kali-Yuga.
Chi è l’uomo folla?
Prendendo spunto dalle teorie di Gustave Le Bon e Luigi Di Gregorio, l’autore delinea così le caratteristiche dell’uomo-folla. “L’uomo-folla è il peggioramento dell’uomo-massa, ne è l’evoluzione in termini di sviluppo della tecnologia, della scienza, delle vie del benessere, è l’uomo-massa 2.0. L’uomo-folla è l’uomo massa del 2000, post-moderno, poiché totalmente abbandonato ai precetti imposti dal pensiero unico, che impone un inno al conformismo, ai suoi non luoghi, ai suoi modi, alle sue novità, tra fake news, percezione del reale, l’illusione della partecipazione globale.” Pertanto, l’uomo-folla è colui che si dimostra poco incline alla riflessione profonda in quanto mosso da suggestioni, sentimenti ed emozioni. In sintesi, parafrasando Ricucci, “è l’uomo dell’emozione pubblica che ha sostituito l’opinione pubblica.”
Sovranismo e sovranitudine
Punto focale del saggio è il sovranismo. L’autore fa benissimo a distinguere tra “sovranismo culturale” e “sovranismo antropologico”. Il primo intenso come volontà di coltivazione, come movimento culturale in grado di delineare una certa visione del mondo. Il secondo come diretta e naturale prosecuzione del primo. Il sovranismo è roba da uomini e, pertanto, ha il dovere di creare l’uomo “intiero” come modello umano capace di contrapporsi sia al culto liberale che progressista. Diversamente, la sovranitudine è la nostalgia della sovranità.
Il passato che non passa
Tra chi vorrebbe (ri)fare la “rivoluzione liberale” di ottocentesca memoria e chi smentisce, senza non poche critiche, improponibili “terze vie blairiane” i partiti sovranisti sembrerebbero voler imboccare un progetto politico appetibile ad un certo tipo di elettorato e allo stesso tempo presentabile agli occhi delle grandi Cancellerie europee ed internazionali. Insomma, contenitori ad immagine e somiglianza dell’uomo-folla. Visioni lontane anni luce da ciò che Emanuele Ricucci propone quando nel suo “Manifesto dell’uomo sovrano” parla di occupazione di spazi, egemonia culturale, liberazione della comunicazione. Se questa sarà la prospettiva sovranista, la sfida al mondo postmoderno è già in partenza ampiamente persa.
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