Coprifuoco in 25 città, morti e feriti. La polveriera americana è esplosa

COPRIFUOCO

Coprifuoco in oltre 25 città di 16 Stati americani. In una decina di queste, tra cui la capitale Washington DC, è intervenuta la Guardia nazionale. E finora sono state arrestate circa 1.400 persone.

E’ la violenta rabbia che sta attraversando gli Stati Uniti come una valanga, innescata a Minneapolis lunedì con l’uccisione di George Floyd. Proprio a Minneapolis la polizia è intervenuta, per la prima volta, con cariche contro le centinaia di persone che avevano violato il coprifuoco. Il bilancio più pesante si è registrato però a Indianapolis, nell’Indiana. Una persona è stata uccisa e altre tre sono rimaste ferite a colpi d’arma da fuoco. Si tratta della terza vittima dall’inizio della proteste.

La protesta dilaga in tutto il Paese

In tutto il Paese, da New York a Los Angeles, da Ferguson a Tampa, sono stati dati alle fiamme commissariati e mezzi della polizia. Sono stati saccheggiati negozi e distrutte vetrine. Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo accuse più severe e altri arresti per la morte di Floyd.

A Los Angeles, gli agenti hanno sparato proiettili di gomma e caricato i rivoltosi che hanno dato fuoco a un’auto della polizia. Scontri anche a Chicago e Philadelphia dove le forze dell’ordine non ha risparmiato su spray al peperoncino e granate stordenti.

Tim Walzs, governatore del Minnesota, ha dichiarato che sta mobilitando l’intera Guardia nazionale di 13 mila membri dello Stato per occuparsi dei rivoltosi che hanno saccheggiato negozi e dato alle fiamme alcuni locali a Minneapolis e a St. Paul. Tutte le principali autostrade che conducono a Minneapolis sono state chiuse per non fare entrare chi viene da fuori espressamente per alimentare la rivolta.

New York

A New York hanno fatto discutere le nuove violenze degli agenti. In particolare dopo la pubblicazione di un video che mostra un’auto della polizia andare contro i manifestanti. Immagini che il sindaco Bill de Blasio ha definito “sconvolgenti”. Senza accusare però gli agenti che “in questi giorni hanno subito cose orribili”.

Nonostante le reiterate minacce e accuse del presidente Donald Trump contro “anarchici e saccheggiatori”, è stata una notte di scontri e tafferugli anche davanti alla Casa Bianca, con vetrine distrutte e cassonetti incendiati. “Non permetterò a una folla arrabbiata di dominare, sono determinato a proteggere la democrazia e lo stato di diritto”, aveva dichiarato Trump da Cape Canaveral che sono un diritto degli americani. Nella sua telefonata ai familiari, secondo quanto raccontato dal fratello di Floyd, “non ha dato opportunità di parlare, come se avesse fretta di chiudere la conversazione”.

Più morbido il suo sfidante alla Casa Bianca, il democratico Joe Biden, che ha comunque condannato le violenze. “Protestare contro tale brutalità è giusto e necessario, è una risposta assolutamente americana ma bruciare le comunità e distruggere inutilmente non lo è”, ha dichiarato.

 

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