Sarebbe stato giustiziato il negoziatore Kim Hyok-chol, inviato speciale negli Stati Uniti in preparazione del vertice di Hanoi. Dopo il fallimento del vertice del 27 e 28 febbraio tra il leader nordcoreano Kim Jong-un e quello americano Donald Trump, il regime avrebbe ammazzato il negoziatore capo di Pyongyang sul delicato dossier nucleare e altri quattro funzionari. Mentre l’ex braccio destro del dittatore, Kim Yong-chol, sarebbe stato inviato in un campo di rieducazione e di lavoro nella provincia di Jagang. I famosi “campi di rieducazione” (tradotto i gulag da cui non si esce vivi), tanto cari al compagno Stalin.
Kim Hyok-chol, controparte del rappresentante speciale americano Stephen Biegun nella fase precedente il summit, sarebbe stato giustiziato all’aeroporto Mirim a marzo assieme ad altri quattro alti funzionari accusati di spionaggio in favore dell’America: lo stesso quotidiano sudcoreano aveva già rilanciato un mese fa voci – allora non confermate – di un’epurazione legata alla conclusione con un nulla di fatto del vertice, affermando che un diplomatico dell’ambasciata nordcoreana a Hanoi e altri tre funzionari del ministero degli Esteri erano stati giustiziati da un plotone di esecuzione sotto gli occhi di alti rappresentanti del partito al potere a Pyongyang.
Erano accusati di essersi fatti corrompere e di aver passato informazioni confidenziali agli americani durante i negoziati precedenti il vertice. Stando alla fonte, l’epurazione sarebbe stata ordinata da Kim allo scopo di contenere disordini interni e il crescente malcontento pubblico sul fallito vertice.
Passa il tempo ma la paranoia comunista resta la medesima. Sembra di tornare alle purghe staliniste del 1937, alla mania del “inquinamento borghese”, quando si moriva per il solo sospetto di essere sospettati di poter aver pensato che gli altri pensassero che…
Sicuramente i malcapitati che ci hanno lasciato le penne non si erano fatti corrompere e nemmeno ci avevano pensato, ma tant’è, di comunismo in qualche modo si deve morire, un motivo per essere giustiziati vale l’altro.