Che strana vita quella di Fabrizio Corona. Oggi è stato di nuovo arrestato e rimandato all’inferno, come giustamente ha detto lui. Perché nel nostro Paese il carcere è un luogo infernale davvero. Ci sarebbe molto da discutere sull’utilità di rinchiudere un essere umano in una gabbia per fargli scontare una pena. Il carcere distrugge, non rieduca. Quando si tratta di reati che non sono contro la persona, è una soluzione da medioevo.
Il Tribunale di Sorveglianza ha deciso che Fabrizio Corona deve tornare in carcere, e lì lo hanno riportato. Con le buone e con le cattive. Le immagini contenute nei video che affollano YouTube fanno male al cuore. Fabrizio si è prima inflitto dei tagli alle braccia. Poi si è imbrattato il viso di sangue. Il tutto in diretta Instagram. Poi. una volta per strada, la rabbia e il dolore sono esplose. Un vetro dell’ambulanza rotto, gli agenti costretti a buttarlo a terra, gli insulti ai solito voyeur del dolore. Quello altrui ovviamente.
Non mi piace Fabrizio Corona. Non condivido niente del suo modo di vivere. Ma.
Stavolta è diverso. Stavolta il mio cuore è con lui. La giustizia in questo maledetto paese è un concetto relativo, e non è uguale per tutti. Checché se ne dica. Fabrizio è un essere umano, prima di tutto il resto. Prima di tutte le pose da star, prima della malattia per il denaro, prima dell’ostentazione superficiale. Fabrizio è un essere umano.
In quel video io vedo solo un animale ferito e disperato che viene trascinato via, lontano dagli occhi dei curiosi, perché la Giustizia gli possa calare la mannaia sulla testa in santa pace.
“Avete creato un mostro”, ha detto Corona rivolto ai magistrati. No, hanno creato un martire 3.0. Un’ipostasi dell’inarrestabile decadenza italiana.
Leggi anche: Un anno di LOCKDOWN
www.facebook.com/adhocnewsitalia
Tweet di @adhoc_news
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT