Cosa contiene il discorso di Guterres alle Nazioni Unite

Cosa contiene il discorso di Guterres alle Nazioni Unite

Il discorso tenuto a New York da António Guterres al Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente del 24 ottobre è stato accompagnato da un’ondata di polemiche.

La reazione israeliana non ha tardato a farsi sentire, tanto che il ministro degli Esteri Eli Cohen ha rifiutato di incontrare il Segretario mentre l’ambasciatore Gilad Erdan ne ha richiesto le dimissioni immediate.

Sia chiaro: non si intende sindacare sulle parole di un diplomatico esperto come Guterres, il quale non necessita certo di insegnamenti per quel che concerne il suo campo professionale. Senza contare i tempi stretti che aveva per parlare (l’intero intervento è durato meno di tre minuti).

Ciononostante è innegabile che questo discorso, definito da molti come equilibrato, di tanto in tanto sembri mancare di obiettività (il discorso integrale qui

https://unric.org/it/segretario-generale-osservazioni-consiglio-di-sicurezza-medio-oriente/)

La disamina ha inizio con la denuncia della terribile crisi umanitaria che sta colpen-do la Striscia di Gaza. Segue uno sguardo alla possibile escalation del conflitto ver-so una guerra regionale e una condanna degli “atti di terrore” per quanto accaduto in Israele.

Sta chiaramente parlando delle 1500 vittime civili israeliane (bambini sgozzati, persone arse vive e vilipendio di cadaveri con atti di necrofilia) e degli ostaggi, circa 200, cui segue un appello per il loro rilascio.

A quel punto, ci imbattiamo nell’assunto che ha mandato su tutte le furie i rappre-sentanti di Israele all’ONU

“È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione. Hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e tormentata dalla vio-lenza; la loro economia soffocata; la loro gente sfollata e le loro case demolite. Le speranze di una soluzione politica alla loro situazione sono svanite”.
Da notare come tali crimini, imputabili agli israeliani, sono riportati con l’utilizzo di termini davvero violenti, come “soffocante”, “divorata”, “tormentata”. Quindi prose-gue “ma le rimostranze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi at-tacchi di Hamas. E questi terribili attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.

Qui occorre fermarsi. Ho letto e riletto svariate volte il primo assunto. E quello che sembra emergere è un’ammissione del fatto che l’organizzazione agisca, seppur in errore, in vece del popolo palestinese, che quindi non ne sarebbe oppresso. Questo la dice lunga su tutto l’impianto dell’intervento.

In merito alla seconda affermazione, il Segretario non ricorda gli sforzi di Israele, che con volantini e sms allerta la popolazione locale sugl’imminenti attacchi, al fine di ridurre l’impatto sui civili – che purtroppo alcune volte è inevitabile.

Guterres richiama l’attenzione delle parti coinvolte e lo fa chiedendo di “rispettare gli obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale”. Un appello che però sem-bra rivolto a una fazione soltanto: per esempio nel far riferimento all’“incessante bombardamento di Gaza da parte delle forze israeliane” – come se anche su Israele non fosse altrettanto in corso un incessante bombardamento dalle ore 06:00 del 7 ottobre 2023.

Ormai sul finire, Guterres ribadisce la necessità di una soluzione di due stati. Asseri-sce che “gli israeliani devono concretizzare le loro legittime esigenze di sicurezza” (evidentemente però fermi immobili a farsi sgozzare), mentre “i palestinesi devono vedere realizzate le loro legittime aspirazioni a uno stato indipendente, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e gli accordi precedenti”.

Ecco qualcosa su cui siamo tutti d’accordo: il popolo palestinese ha diritto alla pace. Ha diritto alla prosperità e alla ricchezza. I suoi bambini hanno diritto di crescere spensierati. Il popolo palestinese ha diritto alla libertà e all’autodeterminazione.

Ma, caro Segretario, avrebbe dovuto specificare quando e chi ha impedito alla popolazione palestinese di creare tutto ciò.

O anche in questo caso vogliamo dare tutta la colpa a Israele?

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