Covid-19: a livello mondiale la mortalità è dello 0,002%
Il 31 dicembre 2019, la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Il 9 gennaio 2020, il CDC cinese ha riferito che è stato identificato un nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) come agente causale della malattia respiratoria poi denominata Covid-19. La Cina ha reso immediatamente pubblica la sequenza genomica che ha permesso la realizzazione di un test diagnostico in modo tempestivo.
I DATI DEL COVID-19
Questi sono i dati sull’impatto del virus al giorno 08 Maggio 2020 alle ore 10.00, pubblicati questa mattina sul sito ufficiale del Governo.
3.726.292 casi confermati nel mondo dall’inizio dell’epidemia sui 7,7 miliardi di abitanti del pianeta
I morti sono 257.405.
Primi cinque Paesi per trasmissione locale in Europa
- Spagna 220.325 casi (25.857 morti )
- Italia 215.858 casi (29.958 morti )*
- Germania 166.091 casi (7.119 morti )
- Regno Unito 201.201 casi (30.076 morti )
- Francia 137.150 casi (25.809 morti )
Come sappiamo il Covid-19 è stato classificato come Pandemia, ovvero un’epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori e continenti. Quindi è anche in ottica mondiale che dobbiamo analizzare i dati su questa malattia. Cerchiamo dunque di ragionare con raziocinio, senza farci coinvolgere eccessivamente dall’emotività indotta dal sistema televisivo.
Numeri alla mano, con serenità, si può tranquillamente affermare che questo virus, per come si è manifestato fino ad adesso, non figura certo tra i più aggressivi della storia. Quella che stiamo sperimentando a livello globale non può essere classificata, in termini di mortalità assoluta e relativa, fra le peggiori pandemie conosciute fino ad oggi.
LO STUDIO
Uno studio comparato sui dati storici, realizzato dai ricercatori di Deutsche Bank, ha messo a confronto i dati sulla mortalità delle 27 peggiori crisi epidemiche della storia umana. A partire dalla Peste Antonina del Secondo secolo dopo Cristo per finire con l’attuale del Covid-19. Considerando i numeri dei morti tramandati dai testi storici in rapporto alla popolazione mondiale nei rispettivi momenti, la peggiore è stata di gran lunga la Peste nera, che nel Quattordicesimo secolo sterminò oltre il 40% della già poco popolosa umanità dell’epoca. Di seguito abbiamo la Peste di Giustiniano, che nel Sesto secolo d.C. registrò una mortalità del 28%. Sono livelli mai raggiunti in nessuna altra occasione della storia: il tasso della tremenda Influenza spagnola, un secolo fa, fu del 2,73%.
Chiaramente, rispetto agli esempi citati, è necessario tenere conto dell’elevato sviluppo in ambito igienico sanitario raggiunto oggi da moltissimi Paesi. Ma se andiamo a confrontare esempi di pandemie più recenti il dato del Covid-19 resta comunque basso: l’influenza asiatica del 1957-58 (0,07%), quella di Hong Kong del 1968-1970 (0,03%) e la Suina 2009-2010 (0,003%), presentano attualmente, in termini assoluti, un’incidenza di mortalità maggiore. Il dato H1N1 è particolarmente interessante da analizzare: le vittime “ufficiali”, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, furono 18.449, ma se alle vittime dirette dell’influenza aggiungiamo quelle decedute per l’aggravamento di malattie preesisitenti, i decessi salgono a 400.000. Distinguo fondamentale, che dovrebbe essere fatto anche con questo coronavirus.
Una delle più grosse difficoltà incontrate dai ricercatori è stata l’individuazione di un tasso di mortalità affidabile per il Covid-19. Allo stato attuale, il dato è risultato essere pari allo 0,002% della popolazione mondiale. Gli studiosi hanno affermato che l’esempio dell’elevatissimo rapporto morti/malati registrato in Italia (oltre il 12%), è molto probabilmente dovuto alla sottostima del numero dei contagiati.
Leggendo questi dati due domande è lecito porsele.
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