Di crisi di governo ne ho viste parecchie. E tutte di specie diversa. Questa potrebbe rientrare nella categoria “o famo strano”. Sicuramente per il comportamento dei 5Stelle che, pur essendo “magna pars” della maggioranza governativa con tanto di ministri nell’esecutivo, hanno deciso di non partecipare al voto di fiducia. Scelta irrilevante sul piano numerico ma non su quello politico. Tanto da far dire a Draghi che la maggioranza è di fatto cambiata. E che lui allora non ci sta.
Col che viene certificato lo stato confusionale del Governo, della maggioranza e del Parlamento tutto. Ma qui va rilevato che anche Draghi si è comportato stranamente. Prima del voto, recandosi al Quirinale per mettere le mani avanti. Affermando di non essere disponibile a guidare una maggioranza diversa da quella che lo ha originariamente investito del ruolo di Premier. Poi, dopo il voto, preannunciando le proprie dimissioni.
Le dimissioni di Mario Draghi
Salendo solo successivamente al Colle per ribadirle. Il che, pur attestando la sua personale coerenza, ha avuto immediate conseguenze negative sulla Borsa italiana. Infine bizzarro sul piano costituzionale è apparso pure il comportamento del Presidente della Repubblica. Il quale prima e dopo il voto ha unicamente incoraggiato e sostenuto Draghi. Rifiutando qualsiasi ipotesi di dimissioni del Premier.
Anzi, invitandolo a rimanere saldo in sella e ad andare avanti. Infischiandosi di tutto e di tutti. All’insegna del motto: tanto una maggioranza comunque c’è. A prescindere dei 5Stelle. Che è come dire alla fiorentina “i’ che c’è, c’è” Ad ulteriore dimostrazione di quanto pragmatica sia l’innovazione del diritto costituzionale…
La solita fobia per le elezioni
A me sembra insomma che gli attori dell’attuale crisi di governo abbiano soprattutto confermato caratteri e limiti emersi negli anni. I 5Stelle la loro cronica confusione mentale, oltre che idiosincrasia istituzionale. Draghi il suo presuntuoso autoritarismo nutrito di algida competenza. E Mattarella, col suo addomesticato costituzionalismo, la solita fobia per le elezioni. Tutta roba che con la politica c’entra poco o nulla.
Non a caso la Politica è la grande assente dell’esperienza del governo Draghi. Così come della crisi che lo ha colpito. L’unica cosa politicamente certa di questa stramba crisi è che non si andrà al voto. E la scusa dello stato di emergenza è lì, bella e pronta, ad impedire che venga restituita ai cittadini la perduta sovranità. Anche perché questi cittadini, che non si rassegnano ad essere semplicemente dei sudditi, non simpatizzano troppo con i Governanti. Anzi, stando ai sondaggi, sono proprio contrari a certe scelte governative.
Guai a dare diritto di voto
Dalla gestione Covid all’invio di armi in Ucraina, dalle sanzioni alla Russia agli interventi in materia economica. Guai a dare loro diritto di voto e di scelta! Per il resto (premier, composizione del governo e relativo programma) tutto verrà deciso in un altrove dove anche Mattarella e Draghi contano poco. Altri sono infatti i veri decisori del presente e del futuro di questo nostro sciagurato Paese. Un tragico merito (si fa per dire!) della crudele guerra in Ucraina è l’aver strappato il retorico velo delle narrazioni pubbliche. L’Italia è e resta una colonia infelice di un Impero in crisi. Amen.
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