America e Ucraina – Oggi nell’ambito dell’alleanza atlantica ci vuole lungimiranza. È nell’interesse collettivo dell’Europa che subirebbe i più grandi svantaggi ad avere il fronte caldo in casa. Ed è nell’interesse degli Stati Uniti d’America che debbono cercare di dividere Mosca da Pechino. O quantomeno di non farle coalizzare in funzione anti americana.
Non perché ci sia necessità di contrapporsi violentemente al Dragone. Ma perché c’è il bisogno di confrontarsi in posizione se non di forza, almeno di sostanziale equilibrio.
Mosca ha dato un primo tangibile segnale di distensione, con il ritiro parziale. Un gesto piccolo. Ma al contempo un gesto grande.
Sono fermamente convinto che tutti i presidenti americani più lungimiranti in questo momento avrebbero fatto quello che oggi Biden ha il dovere morale di fare: trovare una via di Intesa con Mosca. La sovranità dell’Ucraina può essere salvaguardata, la sua adesione all’Alleanza Atlantica è troppo destabilizzante.
Kennedy riuscì a trattare chiaramente un reciproco rispetto di aree di influenza con Krusciov, evitando la presenza di missili a Cuba smantellando parte dei missili in Turchia. Ma sono profondamente convinto che anche Lyndon Johnson, uno dei presidenti più sottovalutati della storia americana, oggi comprenderebbe la necessità del dialogo per evitare un’escalation.
Non c’è dubbio che Nixon, un uomo che anche grazie ai consigli ed alla lungimiranza di Henry Kissinger riuscì ad evitare un sodalizio tra Mosca e Pechino, riconoscendo la Repubblica popolare Cinese. Oggi sarebbe il primo a consigliare distensione.
Reagan il costruttore
È certo che Ronald Reagan, il vero vincitore della guerra fredda, se avesse avuto la possibilità di un terzo mandato si sarebbe concentrato a creare rapporti forti con una Russia liberata dal comunismo. Reagan voleva costruire ponti, buttare giù muri tra gli occidentali.
Alcuni dicevano che fosse troppo vecchio quando fu eletto presidente. In realtà Reagan è l’uomo più giovane e più moderno che l’America abbia visto entrare alla casa Bianca. In politica, più che in ogni altro campo dello scibile umano, l’età è un fatto di mente.
Ronald Reagan era un uomo che sapeva guardare non alla prossima generazione, ma al futuro delle prossime venti generazioni. Aveva un sogno di un grande Occidente riunito attorno ai valori della fede, della democrazia della società liberale da portare avanti con un America custode di tali valori.
Bush senior, suo figlio e Clinton non fanno testo. Era un mondo quasi unilaterale, con una Russia a pezzi ed una Cina ancora non in grado di competere con gli Stati Uniti. Non sono riusciti ad evitare che l’America perdesse egemonia nel mondo. Perché non guardarono al futuro.
Pensarono di poter essere gli unici a gestire il mondo. Di andare avanti per imposizioni di forza, non costruendo il futuro con intelligenza e rispetto verso gli altri.
Al tempo l’America aveva quel ruolo di grande gigante incontrastato. Ma era un altro mondo. Non ebbero la capacità di guardare lontano come l’aveva Reagan.
Oggi Biden deve avere la capacità di guardare oltre e di costruire un futuro diverso per l’occidente trattando con Putin.
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