Quello che avreste voluto sapere su Cristoforo Colombo* (*ma non avete mai osato chiedere)
Quando non nacque Cristoforo Colombo
Il giorno 31 ottobre, o forse il 30, cade l’anniversario della nascita di Cristoforo Colombo o meglio uno degli anniversari della nascita che potrebbe essere anche avvenuta il 26 agosto sempre del 1451 o in altra data quindici anni prima. Certa è invece la data della morte avvenuta a Valladolid il 20 maggio del 1506, all’età di“70 años poco mas o menos” come asserì l’amico Andrés Bernáldez che forse era presente. Lo certificò il suo medico personale che presente lo era sicuramente, eppure autorevoli storici che all’epoca non non solo erano assenti ma non erano ancora nati decretarono che fosse morto a “55 anni”. Contrariamente al parere medico.
Le tombe di Colombo
Basterebbe questo per farlo rivoltare nella tomba e probabilmente succede da cinquecento anni. Sicuramente potremmo ancora sentirlo ma solo se sapessimo esattamente dove si trova la salma. Sì d’accordo, in Spagna nella Cattedrale di Santa Maria della Sede di Siviglia c’è la tomba monumentale di Colombo, ma forse dentro c’è il figlio Diego. Oppure il fratello Diego che però si chiamava Giacomo e ha un’altra tomba nel Sud della Spagna. Forse le ossa furono scambiate in uno dei tanti viaggi che compirono.
Già, perché Colombo continuò a navigare anche da morto: dalla cripta di un monastero a La Cartuja alla Cattedrale di Siviglia, poi nel 1509 – seguendo le sue ultime volontà – a Hispaniola, nella cattedrale di Santo Domingo. Dopo la cessione di queste terre alla Francia nel 1795, Colombo fu inviato a L’Avana per sottrarne i resti ai Francesi. Da qui nel 1898, con la fine della Guerra Ispano-americana, partì per tornare a Siviglia dove oggi riposerebbe.
Il condizionale è d’obbligo perché nel 1877 nel corso di alcuni lavori nella cattedrale di Santo Domingo fu riportata alla luce una cassa di piombo recante la scritta “Illtre y Esdo.Varón Dn. Criztoval Colón.” cioè “Illustre ed Esimio Uomo Don Cristoforo Colombo” (?). La cassa conteneva alcuni piccoli frammenti di ossa e i dominicani a questo punto si sentirono sicuri – anche se la loro opinione in ambito internazionale conta poco – del fatto che Cristoforo Colombo non se ne fosse mai andato 1.
I dominicani riconoscenti costruirono un grande mausoleo, il “Faro di Colombo” a perenne memoria del navigatore e per ospitarne i miseri resti.
La casa in cui non nacque Cristoforo Colombo
Che Cristoforo fosse irrequieto anche da vivo lo sappiamo per la storia tramandata dei suoi viaggi e delle sue scoperte, ma una lettura approfondita del corposo archivio delle sue biografie, forte di centinaia di volumi scritti in cinque secoli ci svela che anche la famiglia era alquanto esagitata.
Infatti tra le case in cui si colloca la famiglia Colombo ne abbiamo almeno due a Genova: una in Carrogio Diritto dell’Ulivella e un’altra nel Carrogio Diritto del Ponticello dove oggi si staccano biglietti per la visita, che essendo inserita nei percorsi turistici e per la presenza di un giardino sul retro, risulta più adeguata alla dignità del futuro esploratore, a parte qualche trascurabile inconveniente. Per esempio l’essere situata fuori dalle mura 2 ed essere posteriore al bombardamento di Genova effettuato dai francesi del Re Sole nel 1684.
Non sappiamo per quali inconvenienti ma ad un certo punto la famiglia si spostò (o ritornò) a Chiusanico (IM) in via C. Colombo n.civ. 8, oppure Savona in via dei Cassari, o a Cogoleto in via Rati, forse a Terrarossa a Calvi, a Chio o nel Monferrato 3. Fatto sta che il figlio di Cristoforo molti anni dopo la morte del navigatore si recò a Genova dove “non trovò alcun parente” 4.
La casa in cui Cristoforo Colombo non morì
Ora dovendo scrivere una commemorazione su ogni presunta “Casa di Colombo” in giro per la Liguria o all’estero, potremmo eguagliare il primato in fatto di lapidi di Giuseppe Garibaldi, un altro irrequieto eroe di due mondi che ha soggiornato ovunque.
Anche la “modestissima” casa di Valladolid, in cui Colombo sarebbe morto “povero e in disgrazia”, il palazzo in stile gotico-elisabettiano che ospita un museo è stata costruita nel 1963 e ultimata negli anni settanta. L’originale pare sia stata demolita molti decenni prima. Quella vera era comunque un palazzo, anche se le rare foto ci mostrano un edificio fatiscente.
Di chi è quel ritratto
L’iconografia di Colombo è incommensurabile come la letteratura a lui dedicata: Colombo è eccessivo anche nel numero di ritratti. Nel 1892 (in occasione del 400° anniversario) fu allestita una mostra che raccolse oltre 150 ritratti. Peccato che quelli esistenti siano tutti postumi, eseguiti da artisti che vivevano in luoghi lontani anche nel tempo. Se si eccettua il disegno semi-cancellato di Juan de La Cosa, pilota nel primo viaggio di Colombo, nessuno dei ritrattisti ha mai visto Colombo, se non in altri ritratti. Di conseguenza tutti raffigurano un ideale navigatore-esploratore secondo i gusti del loro tempo.
Tuttavia quello dipinto da Ridolfo Bigordi del Ghirlandaio, essendo un ritratto di autore, si è imposto con autorevolezza come il vero volto del navigatore.
Paradossalmente l’ultimo della panoplia di ritratti presentata qui sopra, quella via di mezzo tra Garibaldi e Santa Claus che sembra un intruso, potrebbe essere quello più vicino alla realtà. L’autore Carlos Genicio, che ha collaborato con la polizia scientifica spagnola, si è basato sulle descrizioni dei contemporanei e degli amici di Colombo, qui ritratto all’eta di 56 anni, soddisfatto e felice, al suo sbarco sull’Isola di Guanahani il 12 ottobre 1492 5.
Fra’ Cristoforo Santo Pirata
Ultimamente abbiamo inoltre scoperto – Cristoforo non cessa mai di stupire – che è anche stato un supereroe negativo capace di uccidere con fiatate virulente gli indigeni e per questo meritevole di una novella furia iconoclasta. E pensare che appena poco più cent’anni fa stavano per commettere l’errore di farlo santo, ma la causa di beatificazione 7 fu interrotta forse perché, nei corridoi della Reale Commissione Colombiana, correva il 4° centenario e correvano voci riguardanti un certo Colombo pirata.
L’argomento in realtà non era nuovo e del pirata Cristóbal Culon o Colón italianizzato Cristoforo Colombo si erano occupati in tanti; se ne era occupato “logicamente” perfino Goffredo Leibnizio germanizzato Gottfried Wilhelm von Leibniz. Se ne era occupato Don Giovanni Battista Spotorno, studioso di Colombo e, come sacerdote barnabita, un’autorità anche in diritto pontificio. Spotorno aveva provato che si trattava di un errore di persona e che oltretutto, essendo dotato di “patente di corsa”, semmai sarebbe stato un corsaro e non un pirata. Un mestiere frequente alla fine del Medioevo e per nulla disdicevole.
Ma proprio quando il supporto di pareri favorevoli e la necessità di un viaggio pastorale nelle Indie Occidentali avevano convinto Papa Ratzinger ad un ripescaggio di Colombo nella graduatoria per l’aureola, ecco venir fuori gli scoop su Colombo figlio illegittimo di Papa Innocenzo VIII di origini ebree, per giunta sionista in nuce alla ricerca della nuova Gerusalemme.
A questo punto la questione fu messa nuovamente da parte, fortunatamente evitando così di mettere in imbarazzo la Chiesa perché oggi nei pietosi servizi della CNN sul Columbus Day 6 sicuramente si parlerebbe del “genocidio di San Colombo pirata ebreo”.
Il Colombo moltiplicato
Era già successo con la notizia della scoperta del nuovo continente e delle sue ricchezze, di assistere ad una moltiplicazione di “Colombi” che vantavano un qualche grado di parentela con il nostro eroe. Questo è comprensibile e nell’ordine naturale delle cose. Un evento invece con risvolti economici e politici importanti che portò ad una proliferazione dei parenti è quello che passò alla storia come
Causa per il maggiorasco di Cristoforo Colombo
Come suddito dei sovrani di Castiglia e di Aragona, Cristoforo Colombo ricevette il diritto di istituire un maggiorasco 8. Alla morte di Colombo titoli e rendite furono ereditati dal figlio Diego e successivamente dal nipote Luigi. Quando Luigi nel 1578 morì senza lasciare eredi maschi tutti i diritti passarono ad un altro nipote di nome Diego ma si apri una delle più lunghe cause della storia, che si protrasse per trent’anni, fino al 1608 e che vide il moltiplicarsi di parenti o presunti tali, pretendenti l’eredità.
Il fatto che Filippo II di Spagna scrivesse all’epoca a Guglielmo Gonzaga Duca di Mantova e del Monferrato per dirimere la questione, e il riconoscimento a Baldassarre Colombo di Cuccaro Monferrato 9 della parentela con l’assegnazione del titolo di conte e di una somma a risarcimento, avrebbe dovuto chiudere la questione della nazionalità dell’Ammiraglio dell’Oceano una volta per tutte. Qualunque sia stata la città natale, Genova, Savona, Cuccaro o perfino Calvi, al tempo di Colombo erano tutte appartenenti ai territori della Repubblica di Genova, tradizionalmente liguri e culturalmente italiane.
Quindi volendo essere precisi la storia dovrebbe suonare così:
“Cristoforo Colombo, navigatore italiano della Repubblica di Genova scoprì l’America…”.
L’Expo ’92
Però ad un certo punto con l’approssimarsi del 1992 e del 500° Anniversario della scoperta dell’America, oltre a quelli portoghesi, spagnoli e sardi già esistenti ed emersi col centenario precedente, stavano spuntando fuori altri nuovi Colombi scozzesi, francesi, turchi, corsi, croati, ebrei 10 e persino improbabili navigatori svizzeri, mentre oltralpe altri denigratori di professione affermavano addirittura che Cristoforo Colombo non fosse mai esistito.
Urgeva trovare una soluzione. Infatti alla fine degli anni ’80 con l’evento del 5° Centenario che incombeva, con l’Expo ’92 da organizzare e con parecchi soldini da gestire 11 era il momento giusto per rinnovare gli sforzi per provare la cittadinanza genovese del nostro Colombo.
Taviani il Censore
Per mettere un po’ di ordine nella vita di un personaggio eccezionale come Cristoforo Colombo ci voleva un storico eccezionale, del calibro di Bartolomé de Las Casas 12, che mise le mani sui diari di bordo di Cristoforo Colombo e li riscrisse in bella forma forse non amandone lo stile letterario o per altri motivi visto che poi gli originali sparirono. Ma lo sappiamo questo è il destino di tutti i diari.
La storia di Cristoforo Colombo subisce però un’autentica svolta con l’ingresso in scena di Paolo Emilio Taviani 13. Il suo capolavoro fu, con la presidenza della Associazione Colombiana, la “ri-costruzione” della vita di Cristoforo genovese.
Così, scavando negli archivi, cominciarono a saltar fuori documenti che alla fine, come succede nella ricerca quando l’obiettivo predefinito è provare qualcosa di improbabile, anziché fare chiarezza generarono altri dubbi.
E negli archivi genovesi di documenti, soprattutto notarili ce n’erano anche troppi. Ma come scrisse l’Harrisse 14 che come storico che ha fatto scuola: “Qualsiasi atto, provante il contrario della nostra tesi, è fuori dal nostro ambito di interesse, quindi non degno di nota”.
Dopo aver detto ciò l’Harrisse non poteva non diventare un riferimento sia per Taviani che per molti altri storici contemporanei (e non solo colombisti).
Atti notarili e famiglie irrequiete
Riordinando questi documenti e appoggiandosi a “seducenti” storici (tra il 600 e la fine dell’800) Taviani riscrive la vita dell’irrequieta famiglia di Cristoforo Colombo il cui padre Domenico fa il cardatore o il lanaiolo (più recentemente è stato descritto come gestore di piccola azienda laniera). Ma è anche Guardiano della Porta dell’Ulivella e dato che gli rimane ancora del tempo libero fa il tabernarius cioè l’oste, non solo a Genova ma contemporaneamente anche a Savona. Solo però se non è impegnato ad aiutare il fratello Antonio a tener accesa la Lanterna di Genova. Ma di tempo libero ne doveva avere parecchio perché fu pure un attivista politico, partigiano della fazione Guelfa della famiglia dei Fieschi. Motivo per cui assieme a questi cadde in disgrazia e fu costretto a trasferirsi a Savona.
Cercare Colombo nella Genova del ‘400 è come cercare Esposito sull’elenco telefonico di Napoli per dimostrare che sono tutti parenti, e che quelli che si chiamano per esempio Gennaro sono la stessa persona. Quindi si scelgono documenti associabili a fatti conclamati e si mescola la cronaca con una narrazione dei fatti che è pura illazione. Sarà poi il lettore affascinato dal racconto e rassicurato dal fatto che esiste un documento autentico (per di più redatto da un notaio) a creare una correlazione.
Il colombista Gianni Granzotto è un maestro di quest’arte e, per fare un esempio, inserisce l’episodio del fallimento del tentativo di riprendere la città ai francesi da parte di Giovanni Filippo Fieschi e Pietro Fregoso. La scena madre si sarebbe svolta davanti la casa di Colombo, nei pressi della porta di Sant’Andrea. Il Fregoso si è buscato un colpo di mazza e giace con la testa squarciata (morirà da lì a poco): “Cristoforo bambino forse rifugiato con la madre e i fratelli più piccoli di lui nel fondo riparato della casa, avrà udito le grida, i lamenti, lo scalpitare del cavallo inseguito per i vicoli stretti del borgo”. Domenico probabilmente è all’osteria o prepara i bagagli.
Il lettore difficilmente potrà pensare che sia stato il possibile trauma infantile di Colombo a spingerlo a “buscar el levante por el ponente”, ma sarà certamente portato a pensare che la casa di Colombo sia quella del carrogio Diritto del Ponticello.
Un’infanzia all’ombra di un padre eccezionale
Sono parecchi gli atti notarili che parlano di un Domenico Colombo, padre di un Cristoforo, oltre una ventina. E così la famiglia si arricchisce di Giannetto, Amighetto, Bianchinetta e Pellegrino e altri personaggi il cui nome sembra uscito dalla penna lacrimevole di Malot 15.
Salta all’occhio questa ossessiva frequentazione dei notai, sarà un vizio di famiglia perché spuntano tanti fratelli e nipoti di babbo Domenico, sarti, tessitori, custodi, guardie di porta, locandieri e persino un assassino, tutti immortalati in atti notarili. Comunque che non fossero tutti parenti ce lo conferma anche la Treccani che con la sua conoscenza enciclopedica inizia a spiegare chi lo fosse e chi no, e poi si arrende al condizionale.
Un uomo davvero eccezionale, questo Domenico che sposa Susanna da Fontanafredda un’altra “mangiatrice di castagne” 16 con la quale ha un figlio di nome (e cognome) Giovanni Pellegrino già adulto all’epoca del matrimonio (altro atto notarile). Cristoforo non ne ha mai parlato e la cosa infastidisce pure il Taviani. Per cui Giovanni Pellegrino coinvolto a sua insaputa nella storia delle Americhe, viene fatto morire giovane perché non appare più in altri documenti. Infastidisce meno il fatto che Domenico padre dia in sposa la figlia Bianchinetta ad un formaggiaio mentre il figlio Cristoforo sposa la cugina del Re del Portogallo, forse il rinfresco per le nozze a corte lo avranno dato a base di pecorino e fichi secchi.
A questo punto Cristoforo, forse stanco di essere trascinato in continuazione dall’infaticabile padre dal notaio, appena raggiunta la maggiore età – che a Genova nel ‘400 era di 23 anni – decide di imbarcarsi.
E qui abbiamo un problema bello grosso perché altri storici bene informati ci danno un’altra versione, cioè che Cristoforo non potendo competere nell’umile lavoro del lanaiolo (a Genova imperversa la crisi economica) “quattordicenne appena, ha già presa la via del mare” 17.
A dire il vero l’imbarco a quest’età ce lo racconta, attraverso il figlio Fernando, il diretto interessato la cui testimonianza però non conta, non essendo lui uno storico.Ma non stiamo a cercare il pelo nell’Uovo (di Colombo), son dettagli direbbe l’Harisse.
E qui che abbandonati i panni di tessitore comincia l’avventura di Colombo marinaio.
Come vedremo nel prossimo capitolo. http://www.adhocnews.it/cristoforo-colombo-e-la-scoperta-delle-balle-parte-ii/
1 Nel 2003 è stato confrontato il DNA delle ossa della tomba di Colombo a Siviglia con quelle del fratello Diego (Giacomo). Il ricercatore Antonio Morente ha scoperto una corrispondenza che sembrerebbe provare che entrambi i campioni provengono da figli della stessa madre, ma a questo punto servirebbe un confronto con quelle custodite nel Faro di Colombo a Santo Domingo. Confronto che ha trovato finora un ostinato rifiuto da parte delle autorità di questo paese. Va ricordato che a Santo Domingo ad un certo punto si ritrovarono familiari e discendenti di Cristoforo, fino al nipote Luigi, sepolti nello stesso luogo.
2 Secondo il marchese Marcello Staglieno (Genova, 1829 – Genova,1909) uno dei più noti ed apprezzati storici colombiani italiani, C. nacque il 30 Ottobre 1451 “entro le mura nella casa del Carrogio diritto di Ponticello, a sinistra di chi scende dalla Porta di S. Andrea, a poca distanza da questa”. Altri storici invece preferiscono quella dell’Ulivella.
Per far tornare i conti e mettere quasi tutti d’accordo, atti notarili alla mano, si arriva al compromesso che vede Cristoforo nascere all’Ulivella e trasferirsi all’età di quattro anni nella seicentesca casa del Ponticello.
3 Numerose le località che possono essere riportate al toponimo di Terrarossa. Una località che diventa importante per il fatto che i fratelli Colombo per un certo periodo della loro vita si sono firmati “de Terra Rubra“. Nell’universo alternativo dello storico dilettante Vittorio Giunciuglio si cambia colore e la sbiadita Susana Fonterosa e il coniuge Domingo Colon diventano una coppia ebrei spagnoli perseguitati dai castigliani e rifugiati a Genova. Un’altra ipotesi di C. sefardita.
4 Nel 1512 Fernando Colombo arriva a Genova, dove ritornerà nel 1537, alla ricerca dell’origine della famiglia ma non trova nessuno riconducibile al padre.
5 Secondo il canonico Andrés Bernáldez, il “cura de los Palacios” del navigatore nonché amico e confidente di Colombo, come abbiamo visto era nato nel 1436. Nel ritratto di Carlos Genicio (Oviedo, 1952-vivente) indossa una cappa ed ha la testa coperta con un cappuccio color rosso e azzurro, come risulterebbe dalla mappa di Juan de la Cosa del 1500. Il tipo di abbigliamento è quello frequentemente indossato dal navigatore all’epoca della scoperta, usato forse anche in quell’occasione.
6 Nel 1992 alcune comunità rinominarono il Columbus Day in “Indigenous People’s Day”. Partendo dalla California la nuova versione della “leggenda nera” contagiò altri stati. Questa follia d’importazione, che ha trovato emulatori in Italia, vuole Colombo come l’artefice dell’estinzione degli indigeni d’America attraverso la diffusione di virus e batteri sconosciuti nel nuovo continente.
Assurda l’attribuzione a C. maschio bianco e politicamente scorretto, di stupri e e violenze subite dagli indigeni da parte dei colonizzatori. Emblematico e grottesco il cartello con la scritta “L’odio non sarà tollerato” apparso sulla statua di C. vandalizzata nel 2017, situata a Central Park, a New York.
7 La “Postulazione pro causa di Santificazione di Colombo” presentata a Pio IX, nel 1865 dal cardinale Ferdinando Bonnet diede luogo al processo avviato nel 1893 da Papa Leone XIII dopo il 4° Centenario della Scoperta del Nuovo Mondo e tuttora aperto.
Pochi conoscono i miracoli di Fra’ Cristoforo Colombo, terziario dei Francescani, che si firmava Cristo Ferens cioè portatore di Cristo. Tra i più importanti: fermava le trombe d’aria leggendo il Vangelo ad alta voce, prevedeva non solo le tempeste con giorni d’anticipo ma anche le eclissi solari e visitava gli indigeni ammalati portando la guarigione. C’era pure la croce da lui piantata sulla spiaggia che, malgrado i devoti ne asportassero dei pezzetti come reliquia, si rigenerava sempre.
8 Istituto del diritto successorio di origine spagnola, per il quale il patrimonio di famiglia dichiarato indivisibile veniva trasmesso al parente maschio più vicino di grado e di maggiore di età.
9 Il Consiglio delle Indie spagnolo decretò nel 1608 ufficialmente che Baldassarre Colombo, di Cuccaro Monferrato era parente di Cristoforo. La famiglia dei Colombo di Cuccaro sarebbe imparentata al Colombo detto il Giovane, “l’altro ammiraglio” citato da Fernando C., corsaro per conto di Luigi XI e collegata ai Paleologi. Atti notarili ritrovati nel 2009 non portano traccia di Domenico e cancellerebbero questa ipotesi. Ma documentazione anagrafica di Cuccaro tra 1400 e il 1500, che dipendeva dalla Curia Vescovile di Acqui, fu bruciata perché “possibile portatrice di pestilenza“. E questo è un’altro giallo.
10 Salvador de Madariaga y Rojo (La Coruña, 1886 – Locarno, 1978) diplomatico, scrittore, storico, segretario della Società delle Nazioni ed esule anti-franchista fu tra i primi a proporre un improbabile C. ebreo. Un marrano, cioè un convertito, vittima di persecuzioni razziali, emigrato in Liguria. Più recentemente avremo un Colombo ebreo sefardita ad opera di Simon Wiesenthal (1972) e un figlio illegittimo del papa Innocenzo VIII di supposte origini ebraiche per Ruggero Marino (1991).
11 Una pioggia di milioni dal 1984 al 2004 ha cambiato l’aspetto e anche l’anima di Genova. I progetti di Renzo Piano ed il nuovo assetto industriale hanno cancellato, e per alcuni stravolto, la poetica città cantata da Fabrizio De André. I lavori per l’Expo ’92 dedicato al centenario colombiano furono per il 60% finanziati dallo Stato, ma l’evento risultò poco convincente e i visitatori soprattutto italiani furono la metà di quelli previsti.
12 Monsignor Bartolomé de Las Casas divenne famoso per i diari ma soprattutto per essersi schierato a favore degli Indios. Meno noto per aver suggerito a Carlo V l’importazione di schiavi neri per sostituire gli indigeni nei “laboriosi inferni delle miniere d’oro delle Antille”.
13 Il genovese Taviani laureato in “Scienze corporative” partecipava ai “Littoriali della Cultura” inseguendo il successo. Lo ottenne come partigiano ed esponente della DC “socialisteggiante” e quando successivamente diresse la delegazione italiana per il Piano Schuman (cioè quando si gettarono le basi per l’Europa delle Banche).Ancor maggiore fu il suo successo come Ministro dell’Interno seguace della teoria degli opposti estremismi negli anni delle stragi.
14 Henry Harisse (Parigi, 1829 – Parigi, 1910) storico e cartografo francese naturalizzato statunitense, fu autore di molti libri sulla scoperta dell’America e sulle rappresentazioni geografiche del continente americano.
15 Hector Malot (La Bouille, 1830 – Fontenay-sous-Bois, 1907) è stato uno scrittore francese autore di “Senza famiglia” (“Sans Famille”, 1878); pietra miliare del mito ottocentesco dell’orfanello.
16 Gianni (Giovanni) Granzotto (Padova, 1914 – Roma, 1985) giornalista e scrittore italiano, nel suo libro “Cristoforo Colombo” con la definizione “mangiatori di castagne” ne vuole sottolineare le umili origini e l’appartenenza alle popolazioni montanare. I paesi di origine per il padre e la madre di Cristoforo sarebbero rispettivamente Fontanabuona, che è una frazione del comune di Mocònesi racchiusa tra monti scoscesi, e Fontanarossa un borgo montano della valle del Bisagno.
17 Anton Giulio Barrili (Savona, 1836 – Carcare, 1908), un patriota e scrittore italiano, affiliato alla loggia massonica “Trionfo Ligure di Genova” e deputato della sinistra. Fu autore di un ciclo colombiano comprendente due romanzi storici. Un’ottimo esempio di come la letteratura a volte è di ispirazione alla storia.