Una morte politica, ben inteso. Ma comunque annunciata e facilmente pronosticatile da chi conosce un po’ la politica.
Partiamo dagli antefatti. A Firenze il PD fa come vuole, da anni, e lo fa col beneplacito della cittadinanza. Ricordo che l’unico candidato di centro destra che è riuscito ad andare al ballottaggio è stato Giovanni Galli contro Renzi. Da quel momento non c’è mai stata partita.
Per riuscire a dare a Firenze un sindaco diverso quindi, c’era da lavorare e sodo. Ed è qui che mi vengono i dubbi che ci sia stata una sorta di suicidio volontario e ben articolato. Nardella ha preso il 57% dei voti, quindi bravo lui. Ma spesso i meriti di uno, si intrecciano coi demeriti di altri. Specialmente se assistiamo ad elettori che votano Lega alle Europee e PD alle comunali.
Se a Firenze vuoi avere una possibilità di vincere devi agire per tempo. Non voglio stare a fare filosofia sulla figura di Ubaldo Bocci: il candidato sindaco ha veramente un ruolo marginale. Sto parlando di due figure che hanno litigato, sgomitato e alla fine preso, a mio avviso coscientemente, delle decisioni che hanno portato irrimediabilmente alla sconfitta. Ceccardi da Cascina (Lega) e Mugnai dal Valdarno (FI).
Ad oggi costoro sono il deus ex machina dei loro partiti politici in Toscana. Non si muove niente senza che loro non diano il benestare. Cosa sarebbe successo se fosse diventato Sindaco di Firenze un uomo di destra? Che sarebbe diventata la figura politica di riferimento della Toscana. Stiamo parlando del Sindaco di Firenze, non di un paese di provincia… Quindi loro avrebbero perso lustro e potere politico.
E allora facciamo tutto male: presentiamolo il giorno prima delle elezioni, lasciamolo praticamente solo, costruiamo una campagna elettorale che si basi solo sule sue forze. Magari così Firenze resta a Nardella (e chi se ne frega) e così noi siamo forti e decidiamo cosa fare per le prossime regionali.
Se vuoi fare vincere il tuo candidato, lo cominci a fare conoscere 9 mesi prima delle elezioni, crei eventi, crei un comitato che cominci ad ascoltare il cittadino con mesi di anticipo, pubblicizzi l’uomo e il suo programma. Un po’ per volta.
Il cittadino non vota sulle mancanze dell’avversario, ma sulla bontà del programma che proponi. Gino Bartali avrebbe detto: “Gl’è tutto sbagliatho, gl’è tutto da rifare”. A Firenze non si vince perché arriva Salvini e dice “votate lui”; in quella Firenze dove il PD viene votato dall’operaio come dall’imprenditore milionario. Il povero Bocci sembrava “in quella società come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro” di manzoniana memoria.
Adesso, in vista delle europee, se il clima politico della coalizione di centro destra è questo, si rischia di buttare via il bambino con l’acqua sporca.