Crozza e la verità su Schlein

Crozza e la verità su Schlein.Io non sono certo un fan di Maurizio Crozza. Spesso non ha suscitato in me alcuna ilarità . Non perché di sinistra, visto che spesso Benigni oppure Paolo Rossi mi hanno fatto ridere.

Ma proprio perché a volte, non riesco a identificarmi nella sua comicità. Però è un uomo che sa essere profondo. E profonda è la sua analisi dell’attuale segretario del Partito Democratico.

Comunista elitaria

Elly Schlein è sicuramente una donna intelligente. Una persona che sa cavalcare benissimo, alcune battaglie della sinistra attuale. Ma non è una donna di sinistra, nel senso storico del termine. Sa poco e nulla di lavoro. Infatti quasi non ne parla. Il suo programma è una spumeggiante riedizione in chiave estremizzata, delle battaglie storiche del Partito Radicale.

I diritti dei lavoratori, per cui si battevano i comunisti di un tempo, non sono certo il riferimento di un partito di casta, che difende categorie privilegiate ed è il naturale rassemblamento di benestanti istruiti spesso in scuole di élite.

Ben poco popolare

La nostra Elly, sarebbe un pesce fuori d’acqua in un quartiere popolare. È molto più in linea con il sentire degli italiani in difficoltà Giorgia Meloni. Molto più a suo agio essendo cresciuta in un quartiere come la Garbatella. La Schlein, si fa fatica ad immaginarla camminare per le strade  del Prenestino, oppure a Tor Bella Monaca.

Ci vuole una grande fantasia, per figurarsela sdraiata su una spiaggia affollata, come Ostia o per stare sul cinema Coccia di Morto.

Lei sta bene in tailleur su Vogue . È perfettamente a suo agio nei locali più esclusivi, nelle spiagge più ricercate. A cena ai Parioli a casa di Baglioni, non fuori dalle fabbriche. Anzi probabilmente i metalmeccanici in tutta blu, la sentirebbero come la persona più lontana da loro.

Tutto e niente

Certamente, La neo segretaria è una ventata di freschezza per un partito vecchio. Ma è una apparentemente ventata di rinnovamento. E questo Crozza lo sottolinea molto bene.

Geniale la battuta per cui, va a cena ai Parioli dove gli extracomunitari servono, come lei dice. Ma lì servono ai tavoli e poi sparecchiano anche. Arguta la constatazione per la quale, il suo partito non può essere contro la guerra, ma lei non vuole essere a favore della guerra.

Un rinnovamento, poggiato su un partito che vuole mantenere lo status quo di settori che vivono di privilegi, a discapito di altri. E lei incarna quella cultura. Magari ne incarna una parte estremamente giacobina. Ma fa sempre parte di quel modo di pensare.

Quel sistema che aveva bisogno di mostrare rinnovamento. Cambiando segretario, ma non rinnovando la macchina ed il modus operandi. Quel sistema che in Italia vuole sempre che tutto cambi, per far restare tutto com’è. Quel sistema di cui il Partito Democratico è il garante.

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