Chi è stato a Cuba (in vacanza, in alberghi all’occidentale, ovviamente) parla di una miseria mai vista.
La miseria del comunismo. Ne sanno qualcosa i profughi cubani che con imbarcazioni di fortuna sfidano il governo per rifugiarsi in Usa. I loro racconti sono raccapriccianti, il timore di rappresaglie sulle loro famiglie, palpabile.
Auto e moto anni ’50, era vietato immatricolarne di nuove, popolazione mendicante cibo, ragazze pronte a prostituirsi per un po’ di latte.
Già la prostituzione, è una piaga a Cuba: giovani donne accompagnate da fidanzati o padri nel letto di ricchi occidentali, sperando di ottenere un sollievo dalla loro vita infame.
In Occidente descritta come un paradiso
Eppure in Occidente Cuba s è stata descritta dagli aedi della sinistra, Gianni Mina’ in testa, come il paradiso dei lavoratori.
Un sistema sanitario efficiente (ma privo di farmaci) e una resistenza ai cattivi yankee.
La realtà sono la tragedia del popolo, da cinquant’anni oppresso da un regime comunista.
Un angolo di paradiso per qualcuno, che ovviamente non ci sarebbe mai andato a viverci.
Ora che Fidel è fuori causa, le sommosse si susseguono, un video ripreso all’una di notte e pubblicato su Facebook, riporta Il giornale, mostra centinaia di dimostranti a Palma Soriano (est) che chiedono libertà al grido di “Abbasso la dittatura” e “Abbasso Díaz-Canel”.
La gente in strada chiede medicine, vaccini anti Covid e “la fine della fame“.
The Guardian pubblica un’immagine con tre auto della polizia rovesciate e spiega che le proteste sono iniziate a San Antonio de los Baños, oltre che a Palma Soriano, e grazie ai social hanno rapidamente coinvolto L’Avana, dove in miglia hanno sfilato lungo le strade del centro gridando slogan come “patria e vita” e “libertà“.
La Reuters scrive sul suo sito web, citando testimoni oculari, che nelle strade della capitale sono state viste Jeep delle forze speciali equipaggiate con mitragliatrici.
Il bilancio degli scontri
Centinaia di arresti dice il Miami Herald, almeno un agente ferito: è il bilancio degli scontri, dove migliaia di dimostranti sono scesi in strada nella più grande protesta di massa mai vista sull’isola negli ultimi 30 anni.
Nel mirino c’e’ sempre il presidente della repubblica Miguel Díaz-Canel, la dittatura comunista ed una situazione economica che continua a peggiorare.
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