Cyber risk: se ne torna a parlare dopo l’ultimo attacco al centro di prenotazione vaccini della regione Lazio.
Zingaretti è corso dinanzi ai giornali a parlare della “più grave offensiva criminosa mai avvenuta”! Peccato che in molti tecnici hanno smentito la dimensione epica dell’accaduto.
I moderni Jack Sparrow dei tablet hanno adoperato una strategia fin troppo conosciuta: quella dell’attacco ransomware. In soldoni viene impedito all’utente l’accesso ai file; previo pagamento di un riscatto. Un problema che può coinvolgere dalla micro impresa a gestione familiare ai software degli enti pubblici.
Cyber risk: in cosa consiste?
Gli attacchi cyber più comuni sono i malware, “software maligno” come da traduzione letterale. Si spinge l’utente a scaricare un software a sua insaputa e poi… scacco matto! I dati del computer vengono infettati.
Altre volte vengono usate mail con logo contraffatto (spesso di istituti creditizi) che invitano a fornire dati riservati; magari della carta di credito (in gergo tecnico “phishing“!
Le ragioni di questi attacchi sono numerose: sottrarre informazioni personali, password o soldi (come nel caso del sopra citato riscatto, in inglese “ransom”).
Nella peggiore delle ipotesi, l’offensiva informatica si rivolge alle aziende, costringendole all’interruzione di attività. E non sempre pagare il riscatto, magari in bitcoin, risolve il problema!
E’ lecito nel 2021 cascare dalle nuvole in caso di cyber attack?
Il punto è proprio questo: basta tornare indietro di anni per leggere numerosi articoli a proposito. E’ noto a tutti gli esperti del settore che le aziende sanitarie sono il bersaglio preferito. Oltre alla mole di dati sensibili, la parte cibernetica controlla apparecchiature fisiche o comunque gestisce l’operatività quotidiana.
Il covid-19, come in altri settori, ha solo accelerato le dinamiche; la diffusione capillare del remote working o lavoro agile ha costretto all’uso e all’abuso dei pc. Niente di meglio per chi guadagna dalla manomissione proprio di questi!
Sorge, allora, spontaneo il dubbio: non si poteva davvero fare nulla? Può un’intera regione non avere un sistema di backup offline? Il risk management di un’azienda può ignorare un rischio così attuale? Senza munirsi di coperture assicurative? Ai posteri l’ardua sentenza…
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