Da casa bianca a casa in rosso

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Da casa bianca a casa in rosso

È chiaro anche ai bambini delle materne che i mercati finanziari globali hanno subito un significativo crollo attribuito alle politiche tariffarie dell’amministrazione Trump.

Lunedì, Wall Street ha registrato una forte svendita: il Dow Jones Industrial Average è sceso di 890 punti (oltre il 2%), l’S&P 500 ha perso il 2,7% e il Nasdaq il 4%.

In particolare, le azioni di Tesla sono crollate del 15%, segnando una diminuzione del 50% rispetto al massimo storico di dicembre

Questo tracollo è stato alimentato dalle crescenti preoccupazioni per una possibile recessione negli Stati Uniti, a questo punto non più tanto ipotetica e per le tensioni derivanti dalle politiche commerciali protezionistiche del presidente Trump.

Le borse hanno avuto una comprensibile e per niente inaspettata reazione pavloviana alle novità della seconda amministrazione Trump, che sta di fatto creando un vero e proprio sisma finanziario mondiale con epicentro gli usa, una crisi che si prefigura come un nuovo 29 innescata da chi si credeva l’ uomo del destino ed è stato eletto dagli Americani per poter crescere la loro influenza economica a livello mondiale a scapito di quella militare

Purtroppo per gli americani attualmente si sta verificando solo la seconda ipotesi.
Infatti, in un’intervista, Trump non ha escluso la possibilità di una recessione, aumentando l’incertezza nei mercati.

Per chi a scuola non fosse stato molto attento, storicamente, l’introduzione di dazi ha spesso portato a crisi economiche

Durante la Grande Depressione del 1929, l’adozione di misure protezionistiche, come l’aumento dei dazi doganali, ha contribuito a deprimere l’economia globale.

I paesi produttori si trovavano con surplus di beni che altri stati non acquistavano a causa dei costi elevati imposti dai dazi, portando a una stagnazione economica

Al contrario, la rimozione dei dazi e la promozione del libero scambio hanno storicamente favorito la crescita economica e benefici reciproci tra le nazioni. L’abbattimento delle barriere commerciali consente una più efficiente allocazione delle risorse, aumentando la produttività e il benessere generale.

Un esempio recente e concreto contemporaneo è l’Argentina sotto la guida di Javier Milei. L’amministrazione Milei ha implementato politiche di apertura economica, riducendo i dazi e promuovendo il libero scambio.

Queste misure hanno contribuito a una ripresa economica significativa, evidenziando i benefici di un approccio liberale al commercio internazionale

Per questo chi dice che Milei è come Trump, nella migliore delle ipotesi non capisce niente di economia e nella peggiore è in perfetta malafede.

Le recenti turbolenze nei mercati finanziari sottolineano i rischi associati a politiche protezionistiche.

La storia economica insegna empiricamente senza dover essere economisti, che l’apertura commerciale e la riduzione delle barriere tariffarie sono fondamentali per promuovere la crescita economica e la prosperità globale, almeno che non si desideri mettere volutamente in crisi l’ economia globale a tutto vantaggio di chi non produce o innova e si limita ad estrarre e vendere materie prime come Russia e Venezuela

Concludo facendo notare che il primo ministro Canadese ha affermato ieri di non avere intenzione di togliere le contromisure introdotte in risposta ai dazi fino ad ora solo minacciato da Trump fintanto che il Canada non potrà fidarsi degli Usa e ha concluso dicendo che il Canada è e rimarrà indipendente.

In ambito militare all’ ultimo vertice nato in Europa gli stati uniti non sono stati invitati e tra gli ormai ex alleati la frase che riassume meglio lo stato d’animo è ” chi la fa l’ aspetti “.

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