Da Lenin alla Limousine

Da Lenin alla Limousine

Ex-comunismo, comunismo ed opulenza occidentale

La storia mondiale non è certo immobile.

Chi avrebbe mai potuto pronosticare solo alcuni decenni fa che il comunismo dei fondatori, come insegnato da Manifesto e rivoluzione russa, si sarebbe polverizzato totalmente in tempi non lunghi, addirittura dando luogo a “creature politiche” inimmaginabili?

Il simbolo eclatante di questo ammainabandiera è il giro automobilistico per le vie di Pyongyang che Putin ha regalato al Presidente nord – coreano Kim sulla Limousine Aurus di produzione russa. Come dire, uno dei più esibiti simboli dell’opulenza lega il leader di quello che è stato più grande impero comunista della storia contemporanea ed il capo politico di uno degli ultimi regimi comunisti ancora presenti.

Il pericolo delle riconversioni genetiche

Sullo sfondo il vero convitato di pietra: la Cina. Altro colossale ibrido prodotto della bizzarra storia che ha accompagnato il passaggio dal secolo XX al terzo millennio, capace di conciliare con sfrontatezza unica vetero-comunismo e capitalismo.

Quanto è lontano l’assioma marxiano: la storia è storia di lotte di classe. Per non parlare dell’internazionalismo proletario. La riconversione genetica avvenuta entro queste super-potenze non è tanto un problema di esegesi storica quanto una minaccia per i reali equilibri mondiali.

Basti pensare al consenso che la posizione russo-cinese sta conseguendo nell’emisfero est e sud del mondo, specialmente tra i BRICS (Brasile, India, Sud Africa…).

Un capitalismo mondializzato ibrido e pragmatico

Alla fine c’è il rischio che si verifichi quello che può essere considerato un paradosso della storia e, contemporaneamente, la nemesi per i padri fondatori del marx – leninismo: proprio usando gli strumenti del capitalismo mondializzato ibrido e pragmatico potrebbe verificarsi la sconfitta di quello occidentale “classico”. Anche per questa anomalia le profezie di Marx sembrano aver fallito.

Certo, la storia, come sosteneva Hegel, vive delle proprie astuzie, ma questa sarebbe davvero beffarda. Proprio per tali motivi occorre che la politica internazionale cambi stile, passo ed incisività.

Nuove frontiere e prospettive in politica internazionale

L’estrema delicatezza del crinale storico che stiamo vivendo, anche e soprattutto per le implicazioni belliche giunte ad un vero e proprio livello di guardia, impongono un vero e proprio salto di qualità nel campo delle potenze che vantano un’antica eredità di libertà e principi democratici. Urgono in politica internazionale nuove frontiere e prospettive.

Solo per fare alcuni esempi: rifondazione dell’ONU, attualmente strumento incapace di affrontare la complessità degli scenari mondiali; riprogettare la struttura, la funzione, l’organizzazione e l’efficacia dei forum governativi internazionali (es. G7), che, se non autorevoli ed operativamente poco efficaci, rischiano di dare ossigeno ai tavoli e forum alternativi guidati strumentalmente da Russia e Cina; riportare l’Unione europea nell’alveo del progetto originario, voluto con lungimiranza e passione dai “padri fondatori”;dare continuità ideale, strutturale ed operativa al piano di sostegno al continente africano, su cui l’Europa gioca la propria affidabilità e credibilità.Nuove frontiere e prospettive in politica internazionale.

L’estrema delicatezza del crinale storico che stiamo vivendo, anche e soprattutto per le implicazioni belliche giunte ad un vero e proprio livello di guardia, impongono un vero e proprio salto di qualità nel campo delle potenze che vantano un’antica eredità di libertà e principi democratici.

Urgono in politica internazionale nuove frontiere e prospettive

Solo per fare alcuni esempi: rifondazione dell’ONU, attualmente strumento incapace di affrontare la complessità degli scenari mondiali; riprogettare la struttura, la funzione, l’organizzazione e l’efficacia dei forum governativi internazionali (es. G7), che, se non autorevoli ed operativamente poco efficaci, rischiano di dare ossigeno ai tavoli e forum alternativi guidati strumentalmente da Russia e Cina; riportare l’Unione europea nell’alveo del progetto originario, voluto con lungimiranza e passione dai “padri fondatori”;

dare continuità ideale, strutturale ed operativa al piano di sostegno al continente africano, su cui l’Europa gioca la propria affidabilità e credibilità.

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