A togliere dal piatto degli atleti carne e pesce ci aveva già pensato nel sesto secolo avanti Cristo Pitagora, capostipite dei nutrizionisti sportivi. Ne sono passate di Olimpiadi da allora, eppure l’ alimentazione resta al centro della preparazione dei campioni: dal boom iperproteico, alla dieta ‘paleò, passando per i regimi carbo low, gli sportivi cercano nel cibo l’alleato di muscoli e testa. Con un occhio alla stagionalità – la zucca protagonista in questi giorni in tutte le sue declinazioni -, ai colori e ai prodotti bio. Non senza estremismi però.Come il regime adottato da Luis Scola, il cestista della nazionale di basket argentina, da quest’anno sul parquet con l’Olimpia Milano. A quasi 40 anni il colosso di oltre due metri non mangia grassi, zuccheri, farine. E per lunghi periodi non mangia proprio: pratica dei digiuni prolungati (fino a 16-20 ore) per conservare il più possibile l’intestino pulito. In controtendenza con tutte le linee guida, Scola non fa colazione e si allena per ore senza carburante nello stomaco. Un pasto alle 14 e uno alle 20, in cui consuma molto pesce, verdure, uova e grassi ‘buonì come avocado, mandorle, noci, nocciole e cocco. E l’energia non gli manca, visto che il suo soprannome è Ironman. Anche Cristiano Ronaldo, altro esempio di longevità ed efficienza sportiva, ha confessato di seguire una dieta rigida: sei piccoli pasti al giorno a distanza di tre o quattro ore l’uno dall’altro.Al contrario di Scola, CR7 parte con una super colazione: uova, prosciutto, formaggi, cornetti, pane, cereali integrali, frutta e yogurt. A pranzo e cena, riso o pasta integrale, fagioli, pollo, pesce, insalata, verdure. Pane quasi zero. Banditi gli alcolici e gli zuccheri in eccesso. Ha cambiato le sue abitudini alimentari anche un altro fenomeno del pallone: Leo Messi dopo i mondiali 2014 – causa i ripetuti malesseri – si è rivolto a un nutrizionista friulano e da allora alla base della sua alimentazione ci sono cereali integrali, frutta e verdura bio.Il campione del Barca ha eliminato gli zuccheri raffinati, al bando uova, latte e derivati, la carne rossa. Allineato con la Pulce anche il compagno di nazionale, Aguero, che non mangia pasta, zuccheri e carne. Di certo, il consumo di alimenti di origine animale sta avendo una flessione anche tra gli sportivi di professione, con una crescita di vegetariani e vegani. E se Martina Navratilova e Carlo Lewis sono stati degli antesignani in questo senso – la regina del tennis e il figlio del vento da decenni seguono un’ alimentazione esclusivamente vegetale – sono sempre di più i campioni che per ragioni salutistiche o etiche hanno scelto di non nutrirsi di altri esseri viventi. Dave Scott, considerato il più grande triatleta del mondo, ha sempre sostenuto che «è ridicolò pensare che gli sportivi abbiano bisogno di proteine animali. Sulla stessa lunghezza d’onda era anche Edwin Moses, oro olimpico, per anni imbattuto sui 400 ostacoli: li saltava battendo tutti senza toccare pesce, carne uova e latticini. Poi sono arrivate le sorelle Williams: Venus – a causa della sindrome di Sjogren – è passata a un’ alimentazione veg trascinando nella scelta anche Serena. E ancora la pattinatrice canadese Meagan Duhamel, argento ai Giochi invernali di Sochi, o il pugile David Haye: sono vegani. Lo stesso Mike Tyson ha confessato di non nutrirsi di alimenti di origine animale.
Scelta veg per etica quella di Lewis Hamilton: il campione di F1 ha detto che solo questa salverà il pianeta. Intanto le giornate del pilota cominciano con porridge, oppure pane tostato e fagioli. Hamilton ama i falafel (polpettine di ceci speziate), il tortino di quinoa con cavoli freschi o zucca, orzo con fagioli verdi al vapore e pomodori secchi, con guacamole (salsa a base di avocado), un mix di grano germogliato e humus con verdure crude. Nel calcio anni 2000 i vegani spopolano: alla Roma è sbarcato Chris Smalling. «L’ho fatto per gli animali» ha detto il difensore giallorosso. È veg anche la campionessa del mondo della nazionale di calcio Usa, Alex Morgan: dopo l’oro in Francia, la giocatrice presto diventerà mamma.
E in Inghilterra c’è un’intera squadra a tinte verdi: si chiama Forest Green Rovers e ha nel rispetto dell’ambiente il suo leit motiv. Milita nella League Two inglese, la quarta serie del campionato, con sede nel Gloucestershire, ha adottato energie rinnovabili, gioca su un campo con manto erboso organico e giocatori e staff seguono un’ alimentazione vegetale. Pasti cruelty free per tutti, gli stessi che nel 532 a.C. proponeva il filosofo-matematico di Samo ai suoi discepoli-sportivi «perché la carne – diceva – causa turbamento al corpo».