DAL CAPITANO AL GENERALE

Piccola fenomenologia della Lega

DAL CAPITANO AL GENERALE

All’indomani delle elezioni europee tutti i commentatori sono rimasti colpiti dallo straordinario risultato conseguito dal Generale Vannacci, che Salvini ha voluto a tutti i costi candidare nelle liste della Lega nonostante il parere contrario di tanti dirigenti del suo partito.

Questi ultimi erano e sono preoccupati dal fatto che Vannacci si muove sempre in totale autonomia, sottolineando continuamente la sua personale indipendenza da partiti e ideologie

Del resto il suo retroterra ideale ha ben poco a che vedere con l’impianto ideologico tradizionale leghista di impronta federalista e liberal-popolare, e ricorda semmai quello del vecchio “Uomo Qualunque” che nel dopoguerra ebbe notevole ma fugace successo.

Sta di fatto che il risultato elettorale di Vannacci (pur essendo stato in parte di sostegno a Salvini) ha letteralmente offuscato sul piano politico quello della Lega. Il Generale, insomma, si è preso completamente la piazza rimettendo nei ranghi il Capitano. Tanto che la sua sarà una presenza talmente ingombrante da porre in apprensione, se non in difficoltà, la leadership della Lega.

Per cui viene da chiedersi: che succederebbe se Vannacci si decidesse a prendere la tessera della Lega?

Oggi il rischio non esiste, poiché egli continua a dichiararsi indipendente, ma domani? Una futura adesione formale del Generale al partito di Matteo Salvini creerebbe non pochi problemi all’attuale Ministro delle Infrastrutture, che ha già parecchie grane interne al partito. Intanto si trova a dover fronteggiare il crescente malumore di quella che una volta era la Lega Nord. Non dimentichiamoci che a poche ore dall’apertura delle urne per il voto europeo lo storico fondatore della Lega, Umberto Bossi, dichiarò di non votare per la sua creatura, ritenendola ormai snaturata.

E poi c’è tutto un Settentrione scettico quando non addirittura critico verso la linea nazionale di Salvini, oltre che dichiaratamente ostile a certi costosi mega-progetti sudisti come il ponte sullo Stretto.

Per cui tendono inevitabilmente ad aumentare le frizioni tra due tipi di Lega

La prima, tradizionale e radicata nei territori, che ha una storia di battaglie autonomiste. E la seconda, più giovane e meno presente sui territori, creata sull’onda emotiva dell’effimero consenso al Salvini che fu. Adesso pensiamo un attimo a cosa potrebbe accadere qualora Vannacci decidesse di tesserarsi alla Lega. Com’è noto, la leadership di Salvini è alquanto precaria: alle europee ha dovuto subire il sorpasso di Forza Italia ed assistere impotente al crollo del proprio partito (che solo cinque anni fa primeggiava su tutti), precipitato all’ultimo posto della coalizione di Centrodestra. e questo malgrado il consistente apporto elettorale fornito dal Generale. Ma, com’è pure noto, Vannacci ha preso una marea di voti perché è Vannacci, non perché è della Lega.

Ed il suo successo personale si è pertanto rivelato un boomerang politico per Salvini. Nel Carroccio, già in fermento, si apre perciò l’amletico dubbio che neppure l’attuale battaglia parlamentare per l’autonomia differenziata riesce a mascherare: ossia se tornare ad una linea autonomista, perseguita magari da un partito nazionale capace di affermare la causa del federalismo di cui Salvini sembra disinteressarsi; oppure se continuare sulla attuale linea nazionale che posiziona la Lega più a destra di Fratelli d’Italia, e coltivare comunque una nicchia di elettorato che in futuro potrebbe pure ampliarsi con un nuovo leader più o meno simile nell’immaginario a quello che fu il Capitano di un tempo. In tal caso il problema, per Salvini, è che Vannacci avrebbe tutte le caratteristiche per prendere il suo posto.

È energico e carismatico, capace e credibile; e non ha dovuto scendere a compromessi col potere né dovrà farlo a breve, visto che ben difficilmente la Meloni lo chiamerà al governo

Certo, stiamo solo formulando delle ipotesi: e può anche essere che Vannacci preferisca rimanere nella Lega da innocuo indipendente, o, chissà, cercare magari di fondare un partito tutto suo. Ma se l’intuito lo assiste -e per uno stratega è possibile- potrebbe anche tentare di prendere in mano la formazione politica che lo ha accolto.

Vannacci è in fondo un Generale fortunato, di quelli che piacevano a Napoleone. E la fortuna, si sa, aiuta gli audaci. Tanto più che Vannacci, in tema di aiuto, ha già avuto nella sua nuova vita pubblica due grandi benefattori politici.

Crosetto, il Ministro della Difesa che, con la precipitosa decisione di rimuoverlo dal comando, lo ha trasformato in una vittima del sistema facendo così immensa pubblicità alla sua persona e al suo libro. E Salvini, il Capitano che ha perso tutte le battaglie ingaggiate disperdendo in pochi anni un enorme consenso, e che vuole continuare a comandare mettendosi in casa un Generale. Due “benefattori” più o meno inconsapevoli che, di fatto, gli hanno appianato la strada.

Probabilmente per inesperienza

Ma allora attenzione a quanto dice Sun Tzu quando avverte: «il generale esperto attacca la strategia del meno esperto».

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