Dall’arcaica sacralità delle mura difensive al mito di Gog e Magog

Dall’arcaica sacralità delle mura difensive al mito di Gog e Magog
Terminus era il nome di una divinità Romana. Agli albori era solo una funzione dello stesso Giove, il quale era, tra l’altro, il protettore degli impegni presi e del diritto e vigilava su ogni confine delle coltivazioni. Solo in seguito, questa funzione di Giove, divenne una divinità autonoma.

Il dio del termine vegliava su dispute a quei tempi vitali, come i confini dei campi. Forse è per questo che, per la legge romana, Remo venne ucciso, dal fratello stesso o dal capo della guardia che si chiamava Celere, come riporta un’altra versione del mito

Remo, con fare di sfida, aveva violato un solco di confine, protetto dal dio ed, al contempo, anche le future mura della città sacralizzate dal rito etrusco di fondazione. Infatti Giove era, insieme a Minerva, il protettore di Roma. La personificazione dello Stato romano invece divenne in seguito la dea Roma, un aspetto della stessa Minerva. Dalla seconda guerra punica, a Roma comparve una nuova e antica divinità recuperata in Asia Minore.

Rappresentava l’antichissimo culto di Magna Mater identificata come Cibele, la madre di tutto e protettrice delle mura stesse

Questo per spiegare quanto siano state ritenute importanti le mura per Roma e per ogni civiltà, in tutte le culture tradizionali. Ancora oggi, Roma è circondata dalle mura aureliane, cinta muraria costruita nel 370 d. C. e ancora integra. Sono bastioni che hanno difeso o hanno cercato di difende la città per molti secoli. In uno di questi assedi, quello che passò alla storia come il sacco di Roma, sappiamo che era accorso sugli spalti a battersi anche l’orafo e scultore fiorentino Benvenuto Cellini.

Era il 1527 e su quelle mura, perirono quasi tutti i figli dell’aristocrazia romana, facendo rivivere la fermezza dei combattenti di Roma antica

Sappiamo che molti popolani, presi da panico di fronte alla furia del Lanzichenecchi al servizio degli imperiali, scapparono nelle proprie abitazioni per essere poi trucidati insieme alle famiglie nelle loro case. L’ultima occasione in cui le mura di Aureliano furono utilizzate fu quando entrarono i bersaglieri attraverso la breccia praticata a Porta Pia, grazie alla quale Roma divenne capitale del Regno.
Precedentemente c’era stata la strenua difesa della Repubblica Romana ispirata da Giuseppe Mazzini, dove perse la Vita Goffredo Mameli. Con ciò si comprende la ragione per cui gli antichi avessero addirittura un nume tutelare a protezione dei bastioni.

Una delle prime città con cinta muraria che la storia ricordi fu Uruk la possente mitica città fortificata del re Gilgamesh. Già da quel poema abbiamo la netta descrizione della differenza fra le mura della città, che contengono uno spazio razionale e ben definito, rappresentante la civiltà contrapposta al caos, alla selva ancora vergine e ambiente di Enkidu, un uomo che compare nell’epopea, un primitivo amico delle fiere, da cui probabilmente, lo scrittore Edgar Rice Burroughs di ispirò per il suo ciclo di Tarzan

La città identificata, nel poema, somiglia ad uno spazio psicologico. Inoltre il campo coltivato, rappresenterebbe un’area razionalizzata che altro non sarebbe che l’estensione mentale della città coi suoi confini geometrici, sotto il dominio della legge e del diritto. La cinta muraria corrisponderebbe alla mente razionale che racchiude il reticolato geometrico delle vie urbane tracciate con un senso logico.
Le mura separano il sé razionale dal caos primigenio, l’ombra che l’ego cosciente non riconosce in sé. Il dominio della dea Minerva da quello del dio Pan. Indubbiamente le mura rese più famose dal poema di Omero, furono quelle di Troia con le mitiche porte Scee.

Erano mura rimaste inviolate e penetrate unicamente con l’inganno, sotto i cui bastioni, come è stato cantato, perirono Ettore, Achille, Pentesilea, Polissena, Aiace, in una guerra che vide il tramonto dell’età degli eroi. Ogni tipo di mura ha protetto la civiltà dalla barbarie, col Limes Romano ed il Vallo Adriano

Pensiamo alla gigantesca muraglia cinese che fu edificata per proteggere la civiltà Cinese dalle incursioni dei nomadi mongoli. Ci sono state mura che hanno difeso la fede, non alludiamo solo, le mura Leonine, che corrono intorno al Vaticano, ma coi loro bastioni, ma quelle dei monasteri sparsi in Europa e costruiti come fortezze o anche quelle delle innumerevoli missioni sparse nel mondo. I muri difendevano ogni villa Romana rustica, ogni fattoria dei Sassoni, ogni masseria, ogni città, borgo, castello isolato o torre di avvistamento.

In Russia ogni città aveva il suo Cremlino, famose le mura di quello moscovita progettato da un architetto italiano, Pietro Solari, su ordine di Ivan III. L’architetto, non si limitò a edificare una muraglia, ancora famosa, ma  intervallò l’opera con eleganti torri di fortificazione. Le mura e le città nascono con l’agricoltura e col confine dei campi e la sedentarizzazione della società. Le città nascono intorno al palazzo. Infatti la città, secondo la Bibbia, fu fondata proprio da Caino unicamente  perché era un agricoltore

Il pastore nomade Abele non avrebbe mai potuto fondare un agglomerato urbano. Lo osserviamo nelle Americhe con la differenza di residenze dei nativi del nordamerica e le città degli Aztechi, dato che in quella civiltà praticavano l’agricoltura da millenni. L’Antico Testamento ci dice, tra le righe, che solo dalla società sedentaria può nascere la civiltà. Infatti è la discendenza dell’agricoltore Caino, al riparo delle mura della città che dà inizio al progresso con l’invenzione della metallurgia, per poi vedere l’apparizione della musica, e della danza danza, come del canto, ed anche tutto ciò che rappresenta da sempre la civiltà.

I muri, oggi tanto deprecati, hanno sempre difeso i beni e le persone dai predoni. Ogni castello, con le sue mura, era il sicuro rifugio del contado in caso di incursioni. È stato ipotizzato da storici che gli Unni avessero abbandonato l’Europa perché povera di grandi estensioni e praterie, nutrimento per i loro grandi branchi di cavalli, ma anche per i troppi castelli, fortificazioni, cinte murarie che costellavano il continente. Il simbolo del muro non separa unicamente spazi ma anche dimensioni esistenziali, ha rappresentato da sempre un aldiqua in relazione ad un aldilà. È un limite che ha rappresentato la separazione tra la comunità organica, i rapporti umani codificati dalle leggi e ciò che non aveva alcun ordine

L’archetipo di tutti i muri nasce con l’idea di protezione quasi materna del nucleo più antico che è quello familiare. Ecco perché era la Grande Madre la protettrice delle mura, la dea incoronata da una cinta muraria. La dimora ideale descritta da Omero, è quella di Ulisse, edificata intorno alla camera nuziale e questa stanza edificata intorno al talamo che era stato ricavato da un albero che ancora affondava le radici in profondità. Le mura, in questo caso, sembrano proteggere il Genius familiare, mentre il focolare lo rappresenta visivamente. Per gli antichi le mura, o che fossero del borgo, o della città rappresentavano l’estensione di quelle della domus. Nella società moderna i confini nazionali sostituendo le mura urbane e le hanno rese inutili. Attentare a questi e a quelle nasconde unicamente la fredda volontà di distruggere ogni comunità e cultura identitaria ed ogni ideale o campanile il quale rappresenta l’asse verticale, la centralità della fede comunitaria.
Il campanile rappresenta un insieme di persone animate aggregate da una comunanza di sentimenti, perché simbolo visivo di appartenenza con la sua voce autorevole che chiama a raccolta. Ogni volontà disgregante sarebbe una volontà divisoria. Tanto è compenetrato l’inconscio di tutti i popoli, del senso protettivo, quasi divino, delle mura, che intorno ad antichi racconti biblici, sono nate leggende popolari islamiche, probabilmente ispirate da racconti riportati dalla cultura siriaca.
Viene narrato che Alessandro Magno, mitico eroe fondatore, aveva sbarrato la strada ad un pericoloso e numeroso popolo barbaro di natura demoniaca, le genti di Gog e Magog. Alessandro Magno avrebbe edificato una potente barriera, consistente in una poderosa muraglia di ferro all’altezza delle grandi catene montuose dell’Asia.

Si racconta che alla fine del mondo questi muri di ferro eretti dal macedone crolleranno e le masse informi del caos invaderanno la terra degli infedeli. Questo mito ci fa comprendere che, da sempre, il crollo di muri e barriere, corrisponde ad un evento funesto

In ogni civiltà o religione il muro protettivo ha sempre rappresentato l’ordine divino contro il caos diabolico del divisore.

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