Risarcimento danni da vaccino – Qualsiasi si muove sul fronte degli indennizzi per le persone che hanno subito danni dalla somministrazione del vaccino, dopo mesi di appelli lanciati nel vuoto da chi ancora oggi si trova a fare i conti con gli effetti indesiderati delle somministrazioni. Con l’approvazione del decreto Sostegni Ter, sono infatti stati previsti risarcimenti da erogare tramite un fondo di 50 milioni per il 2022 (altri 100 saranno stanziati per il 2023). Ecco come funziona la procedura.
Una misura non limitata soltanto agli over 50
Stando a quanto si legge nella bozza del decreto, la decisione di indennizzare “coloro che abbiano riportato lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, a causa della vaccinazione anti-Covid” interesserà anche chi si è sottoposto al vaccino al di fuori delle categorie sottoposte all’obbligo vero e proprio. Una misura, dunque, che non è limitata soltanto agli over 50.
Come riportato da Qui Finanza, la norma sul risarcimento per eventuali effetti avversi subiti da soggetti a seguito della somministrazione del vaccino estende quanto già previsto nella legge 210/92, dove si stabilisce che “chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge”.
Asl regionale
La procedura di indennizzo è competenza delle Regioni e quindi per richiederla si dovrà presentare la domanda e la documentazione alla Asl regionale di competenza del territorio in cui il cittadino risiede. Una volta ricevuta la richiesta, sarà quest’ultima ad avviare l’istruttoria e verificare la completezza dei documenti. A quel punto la Asl contatterà la Commissione medica ospedaliera, che convocherà il richiedente per una visita, al termine della quale dovrà esprimersi sull’esistenza o meno di una correlazione tra il vaccino ed eventuali patologie insorte. In caso di responso negativo, il cittadino potrà fare ricorso entro 30 giorni al Ministero della Salute.
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