Il debito globale sommato tra debiti pubblici e debiti privati è pari a 272mila miliardi di dollari, pari a 365% del valore aggiunto creato nel 2020. Un mare di debiti. La ricchezza globale quale somma di tutti i PIL del mondo è di 87,8 trilioni di dollari, che per noi profani, dato che un trilione non sappiamo bene cos’è, ma è 1000 miliardi, ammonta a circa 88mila miliardi di dollari. Un debito enorme. Un mostro.
Non stiamo qui a ragionare su come si sia arrivati a fare delle nostre economie delle economie sommerse dai debiti. In effetti poi il misuratore PIL della ricchezza potrebbe anche essere rivisto al rialzo, ma nulla toglie che di debiti in circolazione fatti dai settori pubblici/Stati e dai cittadini privati siano veramente tanti.
Perché esiste il debito?
Partiamo dall’inizio: il debito esiste perché qualcuno ha deciso di fare credito a chi abbisogna di denaro. È un diritto a pretendere, un diritto alla restituzione di una somma (nel caso nostro parliamo di debiti pecuniari di tipo obbligazionario e non) alla scadenza secondo le condizioni pattuite al momento della concessione. Si basa tutta l’economia finanziaria dei secoli diciamo moderni e contemporanei.
Banchieri falliti per i mancati rimborsi di prestiti se ne contano a migliaia, ad esempio, i Bardi ed i Peruzzi (in un 1300 fiorentino che regalò l’egemonia ai Medici). Di Stati falliti se ne contano tanti, ma tanti, anche falliti più volte. Di società fallite per i debiti accumulati se ne contano milioni, così come di privati cittadini. Quando si fallisce? Quando il creditore chiede il rimborso non in forma contrattuale, ma coattiva, perché il debitore non è più in grado in modo tempestivo ed economico di far fronte ai pagamenti/rimborsi con regolarità.
Si chiama spirale del debito. La spire asfissia. E ti fa morire.
Il sistema credito/debito crea più povertà che prosperità
Crisi e scandali finanziari sono dunque abbastanza frequenti, tanto da far pensare che il sistema del debito/credito sia più adatto a creare povertà invece che prosperità. Se crea povertà crea anche volatilità, cioè instabilità. Verrebbe quindi da pensare che oggi il sistema globale, pieno di debiti, sia un sistema instabile e pieno di poveri. In effetti molte aree geografiche sono dominate da dittature o simili piene di debiti. Oppure sistemi democratici che scricchiolano sul peso dell’aristocrazia politica e quindi rendendo il sistema instabile e pieno di poveri. Abbandoniamo per un attimo il periodo COVID, ipotizziamo che questo virus sia debellato. Pensate che forse il peso del debito mondiale cambi? No.
Prendiamo ad esempio un anno tranquillo, il 2006, con un PIL mondiale attestato a 48.600 miliardi di dollari e un valore dei titoli obbligazionari mondiali di circa 67.900 miliardi di dollari. Un pianeta che nei debiti dal 2006 in poi ci sguazzava. Ma poi, dopo la crisi finanziaria del 2008, invece di scendere, il peso del debito è schizzato verso l’alto. Un pochino verso l’alto, tanto da attestarsi alla cifra di 272.000 miliardi di dollari!!! Leggermente in alto.
A ben vedere il problema non sta nell’industria finanziaria e nel trasferimento dei rischi di credito da un debitore ad un altro debitore, ma forse sta nel motivo per cui si creano questi diritti di credito chiamati obbligazioni (o simili).
Il debito nel privato, nelle imprese e nel pubblico
Nel settore privato sicuramente l’ipotesi di entrare in possesso di un bene pagandolo a rate è un ottimo modo per equilibrare spesa e risparmio, e a ben vedere consente uno sviluppo delle personalità come quello di acquistare una casa per vivere, un’auto per spostarsi, un frigorifero, ma anche beni superflui che rendono la vita moderna così bella ed interessante.
Per quanto attiene alle imprese il debito favorisce gli investimenti e migliora il ROI, il ritorno sull’investimento nel lungo periodo sfruttando quello che in finanza è chiamato effetto Leva o effetto Modigliani Miller (premi nobel).
Nel settore pubblico invece si annidano tra i debiti buoni i debiti più insidiosi: quelli fatti per sostenere gli investimenti in beni e servizi di lungo periodo come ad esempio un impianto, quelli fatti per sostenere il welfare e qui ogni Stato fa scelte di medio lungo periodo di concerto con le varie parti sociali, e infine fa scelte di debito per sostenere le iniziative di quei centri d’interesse per i quali un partito governa.
E poi c’è il debito per pagare i debiti, per rimborsare i debiti fatti tipo un po’ quello che accade dal 2008 ad oggi in tutto il globo: il debito mostro. Oggi stiamo dunque vivendo in una montagna di debiti globali che qualcuno dovrà prima o poi rimborsare. Con nuovi debiti? Si. Cercando di ridurre il montante, cioè lo stock di debito residuo a scadenza? Questa la vedo più dura. Il debito infatti dei privati, cittadini ed imprese, viene gestito diciamo con una certa oculatezza, quello pubblico invece a volte viene detto lo rimborseranno nel futuro i nostri figli.
Ma i debiti a lungo andare generano debitori che si trasformano in poveri in mano ai creditori. Se questi sono frutto di libere scelte del cittadino sicuramente il contratto sociale che lega il cittadino alla comunità saprà porvi rimedio. Ma se i poveri sono creati da gestione dei debiti pubblici fatta in modo non ortodosso bisogna opporre scelte coraggiose dell’amministratore pubblico.
Italia: debiti per rimborsare il debito
In un paese come il nostro sappiamo bene cosa vuol dire vivere in un paese pieno di debiti dello Stato. Scuole fatiscenti, sistema sanitario patchwork da nord a sud, welfare nel mercato del lavoro tendente a sparire, mancati investimenti del settore pubblico con strade lasciate a mezzo. E nuovi debiti per rimborsare i debiti. Aumentando dunque il debito pubblico aumenta anche la povertà del nostro sistema nei confronti di creditori che in questo caso hanno un unico nome: l’Unione Europea.
Come evitare ciò? Con un piano nazionale di ricostruzione, finanziato anche dall’Unione Europea, che cambi il paese in modo profondo. Dando una serie di leggi semplici ai cittadini, per agevolarli nei rapporti tra Stato e cittadino e nei rapporti tra i cittadini stessi. Rosseu lo avrebbe chiamato un nuovo contratto sociale. Io lo chiamo semplicemente un obiettivo da raggiungere tutti insieme ed alla svelta. Prima di morire asfissiati dalle spire del BOA. Il famoso BOA Constrictor.
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