Sono usciti dalla porta e rientrati (per ora) dalla finestra del Senato. Fra gli emendamenti al decreto fisco – lavoro (decreto legge 146/2021) collegato alla manovra sono tornate le proposte dei Cinque Stelle di rilanciare il cashback. E quella della Lega, con Matteo Salvini primo firmatario, di istituire un fondo per genitori lavoratori separati o divorziati; al fine di garantire la continuità di erogazione dell’assegno di mantenimento fino a 800 euro.
I due emendamenti
Il fatto “curioso”, soprattutto sotto il profilo politico, è che i due emendamenti, che giovedì 18 novembre erano stati dichiarati inammissibili dalle Commissioni finanze e lavoro del Senato; sono ora inclusi con testi immutati nel fascicolo finale delle proposte di modifica segnalate (circa 340 a fronte delle 913 iniziali). Nella proposta del M5s cambia solo il firmatario: al senatore Gianmauro Dell’Olio si aggiunge ora Sergio Puglia.
Il destino di questi emendamenti, al di là del tentativo di riproporlo, potrebbe essere “segnato”. Nelle prossime ore infatti le commissioni riceveranno dal ministero dell’Economia i pareri sulla fattibilità connessa all’approvazione delle proposte segnalate. L’indicazione, allo stato attuale, è che non c’è un budget a cui attingere per coprire soluzioni onerose. E poiché sia il ripristino del programma cashback sia il fondo per genitori lavoratori separati o divorziati non sono interventi a costo zero, le chance di passare la tagliola sono poche.
Fine cashback di Stato
Non è escluso che le due proposte vadano comunque al voto nelle commissioni. Al di là di come si concluderà il braccio di ferro, rimane il dato politico che due forze della maggioranza dimostrano di non essere disposte a rinunciare a due cavalli di battaglia. Di certo anche su questi dossier andrà trovata una sintesi all’interno dell’esecutivo.
Peraltro nelle ultime ore il ministro dell’Economia Franco, intervenuto in audizione sulla manovra davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha difeso la scelta di mettere la parola fine al cashback di Stato. Per la proroga del programma al primo semestre del 2022, ha spiegato, «era stato valutato un costo di 1,5 miliardi. Guardando i costi e i benefici di questa misura abbiamo pensato di non prorogare» la norma.
Lo strumento, ha riconosciuto il ministro, «ha contributo a incentivare la diffusione dei pagamenti elettronici» e infatti nel primo semestre del 2021 «l’aumento dei pagamenti tramite pos è stato del 28% in valore. Pero – ha anche aggiunto Franco – abbiamo visto che nei mesi successivi, durante l’estate, le percentuali di incremento sono rimaste grossomodo invariate: 29% a luglio, 25% ad agosto, 26% a settembre».
da https://www.ilsole24ore.com/
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