Deficit – A maggio la Germania ha fatto segnare il primo deficit commerciale dal 1991, l’anno successivo alla riunificazione. È la simbolica fine di un’era, cominciata negli anni Duemila, con l’apertura di un surplus commerciale che aveva raggiunto i massimi nel 2014, in piena crisi dell’euro.
Berlino si trova così davanti a una sfida storica che, avverte il cancelliere tedesco Scholz, non finirà in pochi mesi. Perché gli intoppi nella catena globale di approvvigionamento sono destinati a durare. E perché a durare saranno anche gli alti prezzi di energia e materie prime, che le economie europee sono spesso costrette a importare dall’estero.
Congiuntura (non) favorevole
E così anche la colonna portante dell’economia europea inizia a dare segnali di cedimento. A maggio, il saldo destagionalizzato tra importazioni ed esportazioni tedesche ha raggiunto la cifra di –1 miliardo di euro. Un deficit simbolico, certo. Ma esito di un trend cominciato ormai un anno e mezzo fa, quando la bilancia segnava ancora +200 miliardi.
E dire che, complice la guerra in Ucraina, il valore delle importazioni dalla Russia è calato di oltre il 30%. Non solo: proprio oggi l’euro fa segnare il suo minimo in 20 anni sul dollaro, ed è sempre più vicino alla parità. Un deprezzamento che, in teoria, dovrebbe sostenere le esportazioni tedesche ed europee. Ma che finisce col rendere ancora più costose le importazioni dei beni prezzati in dollari, come il petrolio.
E oggi la bilancia pende più da questa parte.
Nella gioia e nel dolore
Quello che succede in Germania è sintomo di un malessere più generalmente europeo. Malgrado si sia in estate, i prezzi spot del gas in Europa sono ai massimi da quattro mesi, oltre otto volte la media degli ultimi vent’anni. E potrebbero aumentare ulteriormente, mano a mano che si avvicina lo spettro della chiusura per manutenzione di Nord Stream (prevista l’11 luglio).
Oltre a spingere verso il basso la bilancia commerciale, i prezzi elevati dell’energia – o addirittura l’eventualità che in autunno si sia costretti a razionamenti – aumentano la probabilità di una recessione in Europa. Probabilità che cresce ulteriormente se si considera che la Bce si prepara alla prima stretta sui tassi dal 2011.
L’Europa saprà restare unita di fronte alla prima grande frenata post-pandemia?
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FONTE: Ispionline.it