Democrazia, tirannide, dittatura e rivoluzione

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Democrazia, tirannide, dittatura e rivoluzione

La tirannia, storicamente è da sempre stata una spinta alla democratizzazione. Pisistrato, il tiranno per eccellenza, fece fare indubbiamente un passo avanti alla democrazia politica anche se, per farlo, dovette accentrare il potere.

Infatti, da sempre, al potere oligarchico non occorrono questi metodi estremi perché, come si evince da Erbert Marcuse e Vilfredo Pareto, la casta rappresenta già il sistema esistente, funzionale tradizionalmente agli interessi dell’élite

Stesso discorso vale per Giulio Cesare del partito dei Populares che lo storico Luciano Canfora, in una biografia, ha definito il dittatore democratico.

Infatti la struttura senatoriale col tempo si era inevitabilmente trasformata in qualcosa d’altro, in un’ oligarchia latifondista basata prevalentemente sull’immensa rendita fondiaria estranea ai veri interessi del popolo Romano e di Roma stessa.

Lo stesso discorso vale per quello che fu il tentativo di Cola di Rienzo, osteggiato dall’aristocrazia nera e appoggiato da Francesco Petrarca

Machiavelli, per le sue idee repubblicane e le sue teorie in cui descrive come doti del Principe, la forza e l’astuzia, dovette subire un periodo di esilio a San Casciano. Robespierre fu un tiranno che usò metodi indubbiamente feroci ma sappiamo che i giacobini erano di parte democratica, come democratica fu la teorizzazione del totalitarismo da parte di Jean Jaques Rousseau e il cesarismo di Napoleone Bonaparte.

Il Novecento addirittura è gremito di dittatori di parte democratica anche se hanno spesso utilizzato metodi discutibili ma non sono i metodi il merito di questo discorso

Furono democratici indubbiamente Lenin, Mussolini, Stalin, Mao Tse Dong, Nasser, Gheddafi, Assad, Saddam Hussein, Ceausescu, Fidel Castro, Kim il Sung, HO chi Minh, Breznev, Kemal Ataturk ecc.

La differenza con altri tipi di dispotismo risiedono nel fatto che le monarchie reazionarie cosiddette legittimiste, poggiano su una pretesa legittimità, generalmente per grazia divina e devono difendere determinati interessi costituiti essendo per loro natura reazionari e controrivoluzionari

Generalmente, tali poteri, sono difensori di una serie di interessi di tipo tradizionale della vecchia élite. I cosiddetti democratici, antichi e moderni, generalmente si fanno avanti quando l’ordinamento tradizionale, con l’evolversi delle situazioni non rappresenta più il nuovo assetto sociale che si è formato.

Ad esempio i regimi democratici che si sono affacciati alla storia pretendevano che il vecchio potere di adeguasse si mutamenti sociali già avvenuti come in Russia, dove il potere monarchico pretendeva di mantenere l’ordinamento feudale di sempre, nonostante l’impetuosa, anche se ancora non percepita dal potere, industrializzazione

Tutto questo, per dimostrare che dividere, il mondo attuale e la storia passata, tra democrazie e dittature è un non senso. Il ponte verso la democratizzazione, storicamente è stato costituito da dittature.

Gli ottimati in Grecia e i Senatori a Roma non avevano bisogno di instaurare dittature o fare rivoluzioni. I senatori di Roma, difendevano i propri interessi di casta, di un’oligarchia latifondista e affaristica,  difendendo la Repubblica

Sottinteso che i mutamenti economici rivoluzionari, spesso  diventano cause di conflitti loro malgrado perché rientra nell’ordine delle cose che il mutamento di un assetto economico in uno Stato, provochi reazioni anche in altre compagini statali perché altera equilibri stratificati.

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