Desirée è morta a 16 anni dopo un incubo infinito. L’hanno trattata come se fosse una bambola gonfiabile. Drogata fino alla perdita di coscienza per poi giocarci a piacimento. Lo sgomento durerà poco. Ormai ci stiamo assuefacendo. L’essere umano si abitua a tutto, del resto.
Gli esecutori materiali sono tre soggetti, antropologicamente inseriti all’interno della definizione tassonomica dell’essere umano moderno – l’homo sapiens. Purtroppo, a questa classificazione non si possono apportare modifiche, consola il fatto che rientrino nella grande famiglia degli ominidi e all’ordine dei primati.
Due sono di nazionalità senegalese, uno è nigeriano. Sono irregolari. Tutto come da copione. Possiamo tranquillamente attivare il meccanismo dell’assuefazione, il cervello è pigro. E’ un orrore che abbiamo già visto spesso, molto spesso. Possiamo riportare l’attenzione ai nostri affanni quotidiani. Ci saranno altre Desirée.
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Non mi interessa se questi assassini sono neri, non ha rilevanza, non mi interessa se sono bianchi, mulatti, gialli, albini, lampadati, pellerossa – semplicemente non dovevano essere qui. Non hanno diritto né titolo per calcare il suolo italiano. Non banalizzo un fenomeno complesso, si tratta di un dato oggettivo. Se non fossero stati a bivaccare a Roma Désirée sarebbe viva, come Pamela, macellata a Macerata e ficcata in due trolley; come tante altre.
E’ un dato oggettivo, c’è poco da discutere, invece facciamo solo quello, discutere, all’infinito.
Uguale anche il copione post mortem: arriva il Ministro di turno, promette che non accadrà di nuovo – non manterrà la promessa.
Stavolta è il turno di Salvini e della vulgata delle ruspe. Lo acclamano, lo insultano. Tutto già visto. Basta dare un’occhiata al Corriere della Sera e a La Repubblica – che da soli prendono oltre il 50% dei lettori italiani – per constatare che Desirée è già finita nel tritatutto dell’abitudine.
La notizia di apertura ci dice che Provenzano è stato trattato male in carcere. Poverino, era tanto una cara persona.
Finito lo spot in pillole per la massa Salvini è tornato a svolgere il proprio lavoro – mantenere il fondoschiena sulla poltrona ministeriale. Con un sistema politico ridicolo come il nostro il tempo è dedicato a questo ingrato compito.
Così per Berlusconi, così per Renzi, così per il trio Di Maio-Conte-Salvini. Si comincia con l’editto bulgaro, per passare al patto del nazareno, e arrivare dritti dritti al patto delle tagliatelle di lunedì scorso.
Fuori dai palazzi il tritacarne continua inesorabile, il prossimo sarà il patto del ragù.