Diamanti di Ozpetek, una bella sorpresa
Confesso. Sono entrata al cinema molto scettica. Ho sempre trovato i film di Ferzan Ozpetek sempre molto vaghi, essenziali, a tratti evanescenti.
Anche in Diamanti vi sono rimandi intimi e intimistici (come nella parte finale dove il regista vaga in stanze vuote, rievocando il film con le voci delle attrici in sottofondo), ma la trama c’è.
E’ vibrante. E’ elegante
Tutto il film è un piccolo gioiello che si palesa nei magnifici vestiti cuciti dalle sarte, e che si espande nella conoscenza delle protagoniste, donne di tutti giorni, con i loro pregi e i loro difetti, con i loro sogni e la loro realtà.
Un dipinto di donne positive e fragili allo stesso tempo, in un alternarsi di emozioni e sensazioni che non scadono nelle lamentele e commiserazioni, ma al contrario si ergono nella grandezza del quotidiano e si integrano perfettamente nella danza armonica della vita
Ozpetek – è evidente – ha amato molto questo film. Lo amato con una intensità tale da riuscire a fare emergere in ogni inquadratura del film il sentimento che ha provato girandolo. E che si nota in ogni piccolo particolare.
“Diamanti” ricorda nella fotografie e nelle immagini “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, altro magnifico film . Ogni gesto, ogni oggetto, ogni abito, ogni battuta, contempla la ricerca estetica del bello.
Amando profondamente il film, Ozpetek ha amato, profondamente ogni sua attrice del cast, facendo emergere la loro naturale bellezza.
Niente è artefatto, niente è costruito. Le donne sono “Diamanti” in quanto tali, ognuna con i propri “carati”. Un caleidoscopio di colori e di forme, che contempla l’animo femminile e lo esalta nella forma e nella sostanza
La forza del film sta tutto qui. Nel cogliere il carattere della bellezza “naturale” presente in ogni donna, pur invecchiata, pur arruffata, pur insicura, pure stanca e avvilita.
Certo il cast stellare ha aiutato molto il registra turco. Magistrale la figura di Mara Venier, nelle vesti dell’ex ballerina di varietà che si adatta al nuovo ruolo di cuoca e di Luisa Ranieri, dura imprenditrice apparentemente senza un’anima. Una nota per la brava Geppi Gucciari, che ha saputo tratteggiare una donna di piglio, leader del gruppo, e per Jasmine Trinca, nella trama fragile donna distrutta da eventi tragici della vita. Ma tutte quante le protagoniste meritano un encomio.
Nessuna esclusa
Nel cast gli uomini sono mere comparse. Appaiono nelle vesti di marito, di segretario, di ex fidanzato, di registra di un film da Oscar, di un fattorino. Uomini che compaiono e poi spariscono e viceversa. Come Leonardo (interpretato da Carmine Recano) che riappare dopo quindici anni dall’ultimo incontro a Parigi con Alberta (Luisa Ranieri).
Ozpetek esalta anche in questo caso il ruolo della tavola da pranzo. Come nelle “Fate ignoranti” i personaggi si conoscono e si raccontano di fronte ad un piatto di lasagne e polpette. Ridono, si confidano, piangono, si confortano.
Ma Ozpetek in “Diamanti” va oltre, perché non solo coinvolge a tavola i personaggi del film, ma coinvolge anche le stesse attrici che raccontano in alcuni momenti se stesse e le loro sensazioni
Un plauso speciale per le musiche del film. Dopo 21 anni, il registra ritorna a collaborare con Giorgia. Lo aveva fatto con “La finestra di Fronte” del 2003 con la famosa “Gocce di memoria”. Adesso con l’omonima colonna sonora “Diamanti”.
Ma il protagonista principale è proprio lui, Ferzan Ozpetek, con la sua sensibilità, e la sua capacità di saper cogliere l’aspetto di una corale sorellanza e l’aspetto emozionale del cinema.
Non tutte le recensioni del film sono stati positive. Per molti la trama è scontata, al limite della banalità
Le parti dove appare il registra turco sono state per molti critici invadenti, quasi al limite del protagonismo. Ma a ben guardare ogni presenza nello schermo del registra ha avuto il compito di fare esaltare ancora di più le proprie attrici e i personaggi interpretati.
Per molti non è stato il suo miglior lavoro. Io invece ho trovato questo il miglior lavoro dei 15 film di Ozpetek. Un inno alla feroce bellezza della vita e alle sue digressioni.
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