DIFENDIAMO LA POLITICA

DIFENDIAMO LA POLITICA

Avrei voluto scrivere tutt’altro alla vigilia di scadenze elettorali importanti come la partita europea e soprattutto la sfida elettorale sui nostri territori, con un Valdarno diventato contendibile mai come oggi; ma l’inchiesta che ha colpito in queste ore il governo della Regione Liguria suscita inevitabilmente riflessioni, a maggior ragione da parte di chi siede e conosce le dinamiche di quelle istituzioni e che, nel tempo e per professione, ha sempre rifuggito il giustizialismo della prima ora, tanto più in uno Stato di Diritto che condanna solo all’esito di tre gradi di giudizio e non con premature sentenze scritte dai giornali.

La politica, soprattutto quella che si vive a livello locale, anche in queste settimane, nelle cruciali sfide elettorali, dovrebbe fondarsi nel mettere il massimo sforzo possibile per perseguire quell’obbiettivo dell’alternanza, frutto  di una scelta democratica, che soppesa il valore delle proposte e valuta l’opportunità del cambiamento e che si esprime al massimo livello con il voto e, mediante esso, realizza il fondamento dello nostro Stato di Diritto, ovvero la  sovranità popolare.

Questo meccanismo, per essere virtuoso, non ammette “intralci” né condizionamenti esterni

Ed è proprio la buona politica e la dignità della politica che va difesa dall’ennesima invasione di campo giudiziaria, che arriva puntualmente a poche settimane dalle elezioni ma, soprattutto, dalla annunciata riforma che, finalmente, potrebbe portare in questo Paese alla sacrosanta separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante.

Nel 1992 le inchieste giudiziarie spazzarono via, assieme ad un sistema di malaffare che ci si illudeva di debellare all’epoca, anche una intera classe politica che, nel bene e nel male, era erede di quei partiti che fecero l’Italia, dall’assemblea costituente al boom economico degli anni 60, sino alla “ Milano da bere” degli anni 80; decenni di crescita e prosperità che forse non rivivremo più, imprigionati da una politica di austerità imposta da una “sovra burocrazia” che ha finito per strozzare quella vitalità che ci rese protagonisti tra le potenze economiche mondiali.

In quel caso, il sistema dei partiti crollò’ (si salvarono solo gli eredi del PCI) perché la politica, quella buona, non seppe reagir

Negli anni successivi questo scossone ha portato ad un cambiamento profondo, dall’affermazione dei partiti personalistici sino alla fase dell’antipolitica, quest’ultima spesso alimentata da una parte di Italia “manettara”, che ha contribuito ad alimentare l’idea che la politica sia solo malaffare (e traendone poi, a loro volta, un vantaggio politico ed una eredità devastante in termini di crescita della spesa pubblica).

Questa narrazione non rende giustizia, invece, alle tante persone oneste che proprio in queste ore decidono di mettersi a disposizione dei propri concittadini, candidandosi con generosità a Sindaco o consigliere comunale, con l’obbiettivo del cambiamento.

Né rende giustizia a chi nella politica crede come strumento fondamentale per migliorare la società e dare prospettive di benessere alle future generazioni, e che sono la maggioranza

L’inchiesta giudiziaria farà il suo corso, così come la “ gogna mediatica” che normalmente ne consegue; ma e’ dovere di chi fa politica difendere la buona politica e l’onestà di tanti rispetto ai ( presunti) malaffari di pochi; ne va dell’autorevolezza di una classe politica, oggi indebolita anche da una esasperata personalizzazione del consenso, che pare aver dimenticato la forza del pluralismo dei grandi partiti di massa, spazzati via nel 1992; ma il rischio vero è che si apra una nuova stagione, in cui la bandiera dell’antipolitica sia issata di nuovo a baluardo di un giustizialismo foriero di facili consensi, che  oggi  sarebbe solo un danno per la tenuta e la credibilità del sistema politico e socio economico del nostro Paese.

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