DIFFERENZE
C’è in corso un tentativo di mistificazione comunicativa: la materia del contendere è il dissenso sulla proposta Rearm E.U. della signora Ursula.
Nella COALIZIONE di centrodestra dissente la Lega per Salvini premier alla disperata ricerca di un tema che consenta se non un recupero di voti almeno un allentamento della loro emorragia
La effervescenza del mancato premier ha più motivi di bottega che dignità di progetto: Salvini si ferma al primo capitolo, condiviso con le sinistre: niente armi. La bandiera verde della vecchia Lega si tinge di arcobaleno per allargare un consenso che pare invece restringersi anche per questa via.
Dal secondo capitolo in poi (come contare sullo scenario internazionale se si è deboli e marginali nei conflitti in corso ed ahimè in quelli futuri) nessuna traccia.
Giocano anche altri fattori interni: la nascita di un nuovo soggetto associativo che offre alternative di notevole interesse ai federalisti /identitari dentro e fuori il partito (Patto per il Nord: ne sentiremo ancora parlare), la ingombrante presenza del Generale Vannacci, il congresso federale che si svolgerà a Firenze a inizio aprile, dopo quasi un decennio in cui di congressi neppure si parlava, in barba allo Statuto
La posizione non sfiora l’unico aspetto che salva Salvini e i suoi pretoriani dal naufragio: la partecipazione al governo Meloni; fino al 2027 Salvini e compagni possono dire quello che vogliono ma in quanto a fare non molleranno il governo, pena la caduta dell’ultimo pilastro che tiene in piedi la baracca.
Poi si vedrà e qualcosa potrebbe forse (molto forse) vedersi dall’esito del Congresso fiorentino.
In conclusione a me pare che la Lega sia un cane che abbaia ma che non morde per mancanza di denti ma anche di voglia: alla maggioranza di governo non muove un pelo
Diversa è la vicenda PD: qui si tratta della divisione interna a un Partito, non a una coalizione per sua natura differenziata.
Si tratta della punta dell’iceberg di un insieme di idee ed interessi che da decenni convivono in un pentolone che ha sdoganato il vecchio PCI dalla indecente eredità filosovietica, anti democratica e anti occidentale (mai formalmente abiurata) e ha consentito agli epigoni della defunta DC di prolungare il potere: minoritari di numero ma in grado di dettare “la Linea” e di ricoprire i ruoli di governo per decenni: Prodi, Renzi, Letta mentre la componente PCI è riuscita a metterci solo Dalema.
La signorina Schlein non viene dalle borgate come la avversaria Meloni: nata a Lugano da famiglia dell’alta borghesia ebraica, padre americano, madre italiana, con tre cittadinanze (USA, Italia, Svizzera) si laurea a Bologna da cui non si allontana più
Dotata di sicura intelligenza e di fluente, gradevole oratoria, è il prototipo del radical chic, con tutti i pregi e i tic dei milionari di sinistra.
Frequenta le nebulose di sinistra esterne al partitone da cui entra ed esce più volte, a dicembre 2022 rientra per proporsi Segretaria Politica: gli iscritti le danno il 34% che diventa il 53% nel ballottaggio con Bonaccini: per fortuna di chi la pensa come me è eletta Segretaria dicendo che non la avevano “vista arrivare”: invece i tesserati l’avevano vista eccome e la avevano tenuta alla larga.
Anche in questa occasione ci ha lasciato a bocca aperta con la tesi “si all’esercito europeo ma senza armi”: un esercito disarmato. Forse pensava all’Esercito della Salvezza, quello di William Booth
La sua cultura arcobaleno prevale sia sul materialismo storico e dialettico della componente vetero comunista (tipo Bersani), che sul pragmatismo governativo dei vetero democristiani (tutto il gruppo prodiano e i correlati eurodeputati).
Chi sono le 4 eurodeputate “ribelli”? Picierno (provenienza De Mita, nientemeno!), Tinagli (provenienza Monti e poi Calenda), Gualmini (provenienza Calenda), Moretti (la ladylike veneta azzoppata dal Qatargate insieme a Gualmini): tutte donne di famiglia borghese medio/alta, tutte munite di un curriculum extra politico formidabile, pur maturato in università e in Istituzioni pubbliche italiane e straniere (voglio dire lontano dalle vicissitudini del proletariato e perfino del ceto medio: molta teoria, molta progettualità futuribile, poco pane quotidiano)
Mentre Nardella, si è astenuto come da ukase della signorina Schlein: niente di buono per la coesione del partitone in Toscana a sostegno di Giani legato a Bonaccini (referente dei 10 eurodeputati reprobi).
E la piazza di ieri: quot capita tot sententiae.
Cinquantamila o trentamila o anche meno, poco importa: tutti per la “pace”
Idealmente c’era l’universo mondo: c’è poca gente che non vuole la pace.
E poi?
Ognuno a modo suo per ottenerla.
Conte ci metterà di suo il 5 aprile contro “il folle piano di riarmo da 800 miliardi”: meglio spenderli in Reddito di cittadinanza, in banchi a rotelle, in mascherine cinesi, in bonus al 110%.
Francamente sono costretto a sperare di più nello sgradevole ciuffo finto biondo di Trump.
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