DIVERSAMENTE NATALE!
Il Natale ha una indubbia valenza religiosa per i credenti cristiani.
Rappresenta la nascita del Salvatore, del Dio che si fa uomo per portare salvezza alle proprie creature.
Un momento di riflessione e raccoglimento – dovrebbe essere, almeno – e un momento in cui l’Europa cristiana dovrebbe in qualche modo riconoscersi, non foss’altro per l’impatto che tutto ciò ha avuto nella storia del Continente
Ma è anche espressione di una tradizione millenaria, che coinvolge i laici e persino gli atei che da generazioni ormai festeggiano con amici e parenti questa ricorrenza. Tutto normale si potrebbe dire! Ognuno dà alle feste natalizie il valore che vuole, persino nessun valore se la propria tradizione religiosa non celebra la nascita di Cristo.
Si è sempre fatto così e non c’era motivo di cambiare registro.
Certo è che fino ad oggi, nessuno si sarebbe sognato di condizionare il modo di festeggiare il Natale né di modificarne l’”impianto istituzionale”
Se credi, bene, se non credi.. bene lo stesso. Questo è il principio di laicità che lascia libertà a ciascuno di professare il proprio culto o di non professarne alcuno se del caso e di regolarsi di conseguenza in materia di festività Persino le peggiori dittature passate e presenti hanno sì perseguitato i cristiani (in genere nel silenzio generale degli indignati in servizio permanente), ma mai si sono sognati di imporre ai cristiani il “come” festeggiare il Natale.
Ebbene, oggi questo non è più vero.
Almeno non in Gran Bretagna, dove persino la Chiesa Anglicana si è piegata al diktat del nuovo totalitarismo woke
Con una circolare ad hoc, la Chiesa d’Inghilterra invita a non utilizzare canti natalizi che celebrino Gesù come il Messia, per non urtare la sensibilità dei non credenti o dei diversamente credenti.
Canti e riti debbono essere sterilizzati dunque, nettati dalla figura del Cristo nascente in favore di un generico inclusivismo non offensivo (di chi?)
Come è possibile festeggiare la nascita di Cristo senza far riferimento a ciò che Cristo rappresenta? Mistero!
Insomma un Natale molto particolare dalle parti di Oltremanica, dove persino festeggiare con la propria famiglia diventa motivo di risentimento e astio. Ne sa qualcosa il giocatore del Liverpool Mohamed Salah, musulmano di fede provata, con tanto di rispetto di tutti i precetti sacri, che ha osato postare sui social una foto di famiglia con un intruso: l’albero di Natale.
E stiamo parlando di Salah, simbolo del musulmano tipo, uno talmente invasato che non voluto stringere la mano ai giocatori del Maccabi Tel Aviv, tanto per far capire il tipo
Al che apriti cielo, una pioggia di commenti di correligionari indispettiti della improvvida scelta del goleador reo di aver sfidato nientemeno che il Sacro Profeta dell’Islam.
Sempre in Gran Bretagna, le cose si fanno dure persino per Babbo Natale che con la cristianità non c’entra nulla, ma che pecca drammaticamente di patriarcato stantio; molto meglio Mamma Natale, rigorosamente in rosso vestita e dall’identità sconosciuta, ma che sta prendendo sempre più il posto del povero vecchio lappone barbuto oramai spedito in naftalina.
Troppo mascolino, e forse troppo anziano, quindi pronto per il pensionamento e a far spazio ai giovani, anzi alla giovane. Questa la brillante idea di femminismo ormai divenuto sclerotico e tossico ai limiti dell’imbarazzante se la cosa non fosse grave, anzi gravissima.
Addirittura la svolta matriarcale sarebbe stata patrocinata da un organismo incaricato di preservare la tradizione britannica (sic!) e qui servirebbe capire quando nella suddetta tradizione comparirebbe una matrona natalizia.
A memoria, non mi viene in mente niente, ma chissà, magari sbaglio io!
Immediatamente a questa bella operazione di marketing femminista si sono accodate persone comuni (fortunatamente non tutte) e aziende che hanno rilanciato Mamma Claus al centro degli spot natalizi. Insomma, non ci si capisce più niente, se non che l’ondata progressista che ha travolto – e non da ora – la Gran Bretagna è il sintomo di un Occidente ormai in preda a una compulsiva cupio dissolvi.
Scruton la chiamava oicofobia, cioè l’avversione verso la propria Tradizione. Un male evidente che molto ci racconta di che cosa siamo diventati: una società isterica e preda dei propri incubi, incapace di farsi promotrice non dico di un sano orgoglio identitario e culturale, ma nemmeno di una molto più banale volontà di sopravvivenza rispetto agli assalti all’arma bianca di vari deliri woke.
Sarebbe bene ricordare che l’inclusività che piace ai vescovi britannici non esclude il proprio retaggio, semplicemente si apre al diverso
E, a sua volta aprirsi al diverso non significa sottomettersi al diverso, il quale sovente nemmeno chiede un’opera di sottomissione. Il dubbio è semmai che non la chieda perché già ci pensiamo da soli ad autocastrarci senza bisogno di alcun intervento esterno.
Huntington, a suo tempo, parlava di scontro di civiltà, ma evidentemente era stato troppo ottimista perché di questo passo, non ci sarà affatto uno scontro.
Chi si scontra, se una delle parti contendenti è già prono all’altro al punto che questo nemmeno deve “scontrarsi”?
Sì, decisamente Huntington era stato troppo ottimista nell’immaginare che vi fosse un Occidente che avesse ancora voglia di rivendicare la propria identità.
Niente di tutto ciò!
Qui di quella voglia non se ne trova traccia anzi, chiunque abbia un barlume di amor proprio viene tacciato in tutti i modi possibili e immaginabili. Figurati che voglia può sorgere!
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