La piattaforma Rousseau ha emesso il suo verdetto: il voto degli iscritti al Movimento 5 Stelle, nella misura del 79 per cento, ha dato parere favorevole al governo con il Pd. 79.634 i votanti a favore dell’alleanza dei pentastellati con il Partito democratico con Giuseppe Conte premier. « Adesso si passa all’ultimo miglio, la squadra di governo che deve lavorare per migliorare la qualità della gente», ha detto Di Maio, che ha parlato di plebiscito, dopo ben un’ora di ritardo nella dichiarazione dei risultati sull’orario previsto, il che ha dato adito a qualche dubbio quantomeno sulla tenuta informatica della piattaforma di Casaleggio jr.
Sulla tenuta democratica, invece, ben pochi dubbi e molte certezze.
La certezza che il “grande successo” abbia visto votare circa 80.000 iscritti al M5s, pari allo 0,76 % dei 10.522.272 di cittadini che votarono tale movimento il 4 marzo dell’anno scorso, e lo 0,15% scarso di tutti gli italiani aventi diritto al voto.
Che valore può avere un pronunciamento di una quota così residuale di votanti?
Nessuno.
Ho in odio questi divertissement targati e definiti come “democratici diretti” che alcuni partiti inscenano, dalla piattaforma Rousseau (povero Jean-Jacques, rammentato proprio a sproposito) alle primarie del Pd alle alzate di ampolle di Pontida.
Come nel miracolo di San Gennaro le segreterie dei partiti sperano con queste consultazioni – in dubbio di essere guidate, pilotate e comunque non verificabili -, di assumere un’investitura sacrale, popolare (perché poi popolare sì e populista no, ce ne sarebbe da discutere), per sollevarsi dalle responsabilità ed ammantare le proprie decisioni di immodificabilita’.
Quando poi, però, di contro, ci si straccia le vesti sulla non vincolabilità del mandato e sulla non necessarieta’ di scioglimento delle Camere se sussistono maggioranze alternative, quali che siano, anche invise alla maggioranza, basta che siano rette dalla aritmetica certezza di prolungare il proprio domicilio sugli scranni di Montecitorio e rimandare l’età in cui si dovrà decidere che mestiere fare.
Ho in odio pensare che si possa anche solo concepire di risolvere i problemi istituzionali con un’alzata di mouse e una spremuta di click, con la stessa leggerezza con cui si vota per Goldrake o Sailor Moon o sulla modella preferita se bionda o mora, callipigia o giunonicamente generosa.
Che le segreterie si assumano le proprie responsabilità, assumano che gli iscritti ed i votanti si affidano alle loro scelte, per acrobatiche che siano, nella tanto decantata democrazia rappresentativa di cui i costituzionalisti da tastiera si riempiono la bocca in questi giorni, ignorando di fatto a cosa si riferiscono.
Curioso poi che a tali artifici inutili si affidino proprio entrambi i partiti della nuova nascente compagine bicefala, che di populismo però, ripetiamo, non vogliono più sentire parlare.
Se poi avranno preso decisioni sbagliate, beh, alle prossime urne saranno giudicati: a ben vedere, è proprio questo che temono e vogliono evitare.
E allora meglio un click, o la coda alle sedi di partito, meglio se con due euro in una mano e una salamella antirazzista nell’altra.
Di questo passo, il prossimo passaggio saranno le telefonate a casa dai Call Center che si spacciano per un partito e cercano di affiliarti ad un altro..il futuro è la portabilità dell’elettorato.
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